La questione del Mezzogiorno si è accesa, diventando tema del confronto politico anche in questa complicata legislatura. In realtà si tratta di un problema permanente della politica e del confronto pubblico, che ritorna ciclicamente nell’agenda del Paese sin dall’unificazione, quando la nazione appena fondata combatté la sua prima guerra proprio nell’ex Regno delle Due Sicilie. Dagli anni novanta del Novecento però, anche come reazione all’antimeridionalismo leghista, si è venuta affermando una vulgata che contesta in radice il processo di unificazione nazionale, mitizzando in chiave sudista il governo borbonico delle regioni meridionali. Le idee chiave di questa vulgata si basano su una triplice rivendicazione: il Sud, un tempo felice, sarebbe stato penalizzato dall’unificazione, resa possibile da una violenza brutale; occorre quindi conoscere la sua vera storia, occultata dalla casta politico-accademica, ispirata da vincitori; solo questa duplice lotta potrà far riemergere il Mezzogiorno, dopo un secolo e oltre di sfruttamento e di marginalità. Queste tendenze presero definitivamente forza proprio a cavallo del centocinquantesimo anniversario dell’unificazione, nel 2011. Il risultato è stato il dilagare dei portavoce del sudismo e del nuovo borbonismo. Opinionisti e giornalisti hanno negli ultimi anni pubblicato interventi a catena, spesso con esiti notevoli. Ne è derivata anche la scelta di alcuni gruppi politici, per la prima volta dall’Unità d’Italia, di assumere queste posizioni, giungendo addirittura a proporle nelle istituzioni. La mozione per far istituire nelle regioni meridionali una giornata a ricordo delle vittime dell’unificazione, di fatto una interpretazione stragista dell’unificazione nel Mezzogiorno fu lanciata in grande stile, e poi bloccata da una grande mobilitazione di studiosi e intellettuali di tutta Italia, diretta dalle società degli storici con un dibattito intenso ed efficace, quanto inedito. Rimane però la questione di fondo: quali sono le coordinate che consentono oggi una lettura equilibrata e scientificamente seria della formazione dell’Italia unita? Non è forse inutile ricordare che una corretta visione del presente, così come una delineazione di un futuro possibile e auspicabile, non può e non deve basarsi sulla manipolazione e mistificazione del passato ma sul rispetto, invece, della verità di ciò che è accaduto. I saggi qui raccolti analizzano alcuni punti-chiave del processo di unificazione, facendo pulizia di molte mitizzazioni e tentando di fissare dei punti fermi che possano costituire una sintesi problematica indirizzata a dialogare col mondo scientifico e col discorso pubblico. Allo stesso tempo, questo numero non ha nessuna pretesa di completezza, proprio perché gli autori sono consapevoli che la ricca tradizione storiografica sulla questione del Mezzogiorno nonché le significative ricerche in corso, testimonianza di un interesse mai venuto meno all’interno della comunità degli studiosi, non sono facilmente riducibili a sintesi. L’obiettivo di queste pagine, dunque, non è quello di sancire una sola legittima storia, ma di verificare le condizioni di legittimità a partire dalle quali tentare di elevare toni e contenuti del dibattito civile sulla storia del nostro Paese.
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