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Per completare l'esperienza e la riflessione avviata con Maus, questo volume amplifica i significati entrando dentro l'opera. Come è nata, perché, quali fonti sono state utilizzate, quali fotografie l'hanno ispirata. E inoltre il DVD che oltre a contenere l'integrale di Maus mette a disposizione un archivio fotografico ed audio video monumentale
Recensioni
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«Il libro mi sovrasta come faceva mio padre.»
Perché scrivere un libro su un libro? Perché creare un’opera di commento a un graphic novel cult come Maus?
Art Spiegelman lo spiega nelle primissime pagine: “Giornalisti e studiosi vogliono ancora risposte alle stesse domande… «Perché a fumetti? Perché i topi?! Perché l’Olocausto?»”
L’autore vuole quindi rispondere una volta per tutte in questo volume, così da fare i conti con l’opera che l’ha reso famoso e guidare il lettore verso una comprensione migliore del graphic novel.
Metamaus viene alla luce grazie a Hillary Chute, che ha convinto l’autore a farsi intervistare, a svelare il suo archivio e infine a produrre questo libro.
Tre grandi capitoli rispondono alle domande dell’introduzione, ma in Metamaus c’è molto di più: interviste a Nadja, Dash e Françoise, la famiglia dell’autore; l’albero genealogico della famiglia Spiegelman; la riproduzione della prima versione di Maus; alcune testimonianze su Anja, sua madre; e altro prezioso materiale.
Questo meta-libro rispetta l’opera che è chiamato a commentare: le pagine del testo sono arricchite con numeroso materiale grafico, fra cui riproduzioni di pagine di Maus, schizzi preparatori, fotografie, o ancora fumetti inediti creati per l’occasione. Doveroso sottolineare che Art in questo volume si toglie la maschera di topo con cui l’abbiamo conosciuto, per mostrarsi sotto aspetto umano.
Gli argomenti toccati da Spiegelman e dalla sua collaboratrice sono numerosi: dall’ideazione del progetto al legame con i genitori; dalla ricerca delle fonti alla promozione in America e in Europa; dalle interviste al rapporto con altri fumettisti. È interessante notare come in Polonia Maus sia stato duramente contestato, a differenza della Germania (dove però la copertina ha creato problemi, dal momento che vi è raffigurata la ora illegale svastica). Significativo anche il fatto che Spiegelman sconsigli l’acquisto del suoi libro come regalo per bambini, anzi, per dirlo con le sue parole lo considera “abuso di minore”. Lui stesso ha celato l’argomento della sua opera ai suoi stessi figli quando erano piccoli, per proteggerli.
La lettura del volume è utile anche per dissipare alcuni equivoci: la trasposizione a fumetti dei colloqui fra padre e figlio non è fedele alla realtà, ad esempio, ma un artificio letterario. Fra l’altro, Art intervistò anche Mala, la nuova moglie del padre, e molti altri amici e conoscenti.
Einaudi con questa edizione ci offre un gradito regalo, un prezioso volume da custodire gelosamente nella propria libreria. Che siate cultori o neofiti di questo graphic novel, Metamaus non mancherà di stupirvi e spiazzarvi, offrendovi una lettura inedita di questo classico contemporaneo.
Recensione di Anna Travagliati
(…) Composto da tre sezioni che rispondono a quelle che Spiegelman ricorda come le tre domande che più di frequente gli sono state poste in merito a Maus – perché l’Olocausto? perché i topi? perché i fumetti? – MetaMaus è una lunga intervista di Hillary Chute, critica letteraria esperta in fumetti, all’autore; un dialogo profondo, che sonda la storia della Shoah attraverso la storia personale della famiglia Spiegelman, ripercorrendo sia i fatti narrati in Maus sia il processo della sua creazione artistica, in un continuo gioco di specchi tra memoria ufficiale e memoria personale e di rimandi tra la storia e la sua narrazione. Le considerazioni a cui porta la conversazione sono approfondite dall’inserimento di materiale extra-testuale che interrompe il filo del discorso per svolgerlo ulteriormente; il lettore s’imbatte così in foto e alberi genealogici di famiglia, documenti ufficiali come i passaporti dei genitori di Spiegelman, versioni abbozzate delle strisce di Maus, ma anche lettere di rifiuto che l’artista ricevette a decine da case editrici. (…) Ma, a rendere MetaMaus particolarmente incisivo, è la riflessione sulla storia e sulla sua costruzione che si articola di pagina in pagina, restituendo una visione cumulativa del passato, fatto di momenti dai contorni porosi e di eventi diversi che si compenetrano a vicenda. Questa interpretazione quasi bergsoniana del tempo non lineare ma vissuto per momenti già era presente, sebbene in versione embrionale, in L’ombra delle torri (Einaudi, 2004), il fumetto in cui Spiegelman raccoglie la sua esperienza dell’11 settembre 2001. Travolto dalla furia degli attacchi terroristici, l’autore tenta di comprendere, l’orrore della tragedia ricorrendo alla mappa emotiva del? trauma che gli era stata lasciata dai genitori: se per lungo tempo gli era stato impossibile immaginare “l’odore indescrivibile” che gravava su Auschwitz, a Ground Zero pensa di averne infine colto l’essenza.
In MetaMaus Spiegelman dà ragione di questa concezione liquida del trauma che trabocca da una generazione all’altra, che inonda la vita di chi ne è vittima e poi, goccia dopo goccia, scava inesorabile un incavo in quella dei successori che diventano quindi testimoni del post-trauma, custodi della post-memoria. Proprio la post-memoria è per Spiegelman a tratti condanna dal passato dalla spietatezza biblica e a tratti categoria critica con cui leggere e interpretare il presente. La perenne urgenza che l’Olocausto esercita sull’attualità – una premura che Spiegelman tenta invano di costringere dentro il rettangolo delle vignette, per poi chiudere Maus con un’immagine che sanguina e valica i bordi grafici – è forse il solco più profondo che MetaMaus traccia nella coscienza moderna e lo rende un’opera capace di dialogare con la complessità del nostro mondo in tumulto.
Recensione di Alice Balestrino
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