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Anno edizione: 2013
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Questo libro è un viaggio, un'avventura attraverso le immagini che la tradizione filosofica e letteraria ha sedimentato nella nostra cultura e nel nostro pensiero come un residuo inalienabile, troppo spesso oscurato da un atteggiamento critico che rifiuta questo confronto. Misurarsi con le immagini, infatti, significa in primo luogo mettere in gioco le proprie immagini, la nostra esperienza affettiva e intellettuale che, come diceva Lukacs nell'Anima e le forme rimane di solito muta e silenziosa. Seguendo le immagini e le loro traiettorie è possibile percepire questo limite non come una chiusura, che ci costringe a una sorta di "malinconia della fine del mondo" o a uno sprofondamento in un altrove rispetto a ciò che effettivamente vediamo, viviamo e sperimentiamo, ma come una frontiera aperta, un luogo di transito e di trasformazione dell'orizzonte culturale entro il quale noi siamo. Le figure, le metafore, che abitano nel nostro pensiero e nel nostro linguaggio, sono frammenti di storia, che possiamo cogliere nel loro processo di metamorfosi e di trasfigurazione proprio attraverso le immagini che esse, in questo mutamento, restituiscono al nostro sguardo.È così che, interrogando la grande tradizione del moderno fino alle sue radici e alle sue permanenze mitiche, si giunge all'ipotesi di un pensiero "visibile", che ha luogo per esempio in quella che potremmo definire la "ragione narrante" di Kafka. Si giunge anche, però, al punto in cui l'immagine, sedimentata nel testo della nostra cultura, diviene indistinguibile dal soggetto che la interroga, e che attraverso di essa si esprime. È qui, a questo punto, che il critico deve abbandonare ogni cautela, rischiare con le immagini, sciogliere l'"io" dall'interdetto, e raccontare la sua propria esperienza.
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