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«Le donne mentono sempre.» «Le donne strumentalizzano le denunce di violenza per ottenere benefici.» «Se l'è cercata.» «Le donne usano il sesso per fare carriera.» «Ma tu com'eri vestita?.» Questi sono solo alcuni dei pregiudizi che la nostra società ha interiorizzato. Pregiudizi volti a neutralizzare la donna e a perpetuare una sudditanza e una discriminazione di genere in ogni settore, soprattutto in quello giuridico, che è il settore determinante perché tutto possa rimanere come è sempre stato. Viviamo immersi in questi pregiudizi. Ogni nostro gesto, parola, azione deriva da un'impostazione acquisita per tradizione, storia, cultura, e neanche i giudici ne sono privi. Con la sua attività di magistrata, Paola Di Nicola ha deciso di affrontare il problema dalle aule del tribunale, ovvero dal luogo in cui dovrebbe regnare la verità e invece troppo spesso regna lo stereotipo. Se impariamo a guardare il mondo con lenti di genere, si apriranno nuovi spiragli, nuovi colori e nuove strade, e allora impareremo che una civiltà senza violenza può esistere, che l'armonia fa parte di noi, che uomini e donne possono stare l'uno al fianco dell'altra con amore e valore, che il nostro modo di parlare può essere più limpido, pulito e chiaro, che il silenzio dei complici si chiama omertà ed è un muro che va abbattuto.
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Chi uccide le donne è sano di mente, di norma. Si tratta di uomini incapaci di riconoscere la loro dipendenza da una relazione affettiva e di misurarsi con la sua fine. Sono uomini a cui stanno togliendo il giocattolo e così preferiscono romperlo perché nessuno ci possa giocare. Queste parole sono dell'autrice, magistrata penale che per la sua attività deve giudicare e che, per esperienza sul campo, traccia la differenza che esiste tra giudizi e pregiudizi. Un ottimo libro che con semplicità fa capire quando il pregiudizio è più importante del giudizio, purtroppo anche nei tribunali.
CONSIGLIATO!! Un libro che fa riflettere molto sul mondo della legislatura passata e dei giorni nostri. Scritto moooolto bene, anche se alcuni capitoli fanno arrabbiare, per come ancora oggi la legge viene applicata, non riesci smettere di leggerlo.
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