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I curatori del libro (Domenico Chiesa e Cristina Trucco Zagrebelsky) riescono nel difficile compito di armonizzare la grande massa di risposte ricevute da moltissimi insegnanti delle scuole d'Italia. Le domande poste sono solo un modo per lasciare la parola agli insegnanti, liberi così di raccontare la scuola italiana e raccontarsi. Il libro riesce a dare una chiara impressione di quale sia la situazione della scuola italiana e degli umori di chi la vive giorno per giorno. Un libro da leggere se si vuole guardare alla scuola attraverso gli occhi di chi ci lavora (o ci ha lavorato) con entusiasmo e passione. Si avrà un assaggio di tutti i sentimenti dei professori delle loro speranze e delle loro delusioni.
Il significativo testo esce pochi mesi dopo il dossier ed. Armando "Scuola di follia", presentato da Tullio De Mauro e curato dallo specialista dr. Vittorio Lodolo D'Oria, referente dell'Area Scuola e Sanità di fondazioneiard.org, alla base del quale c'è la sua ricerca scientifica Golgota, pubblicata sull'autorevole rivista La Medicina del Lavoro n° 5/2004 e intitolata "Quale rischio di patologia psichiatrica per la categoria professionale degli insegnanti?". Nel testo Einaudi emergono interessanti spunti sulle condizioni di lavoro dei docenti: per ben due volte viene citato il suddetto dossier con precise note a piè pagina, all'interno di lucide analisi sulle profonde motivazioni di tale evidenza psicosociale: il burnout* è infatti argomento trattato già dal 1991 da esperti sociologi anglosassoni, da essi definito come l'altra faccia del drop out, piaga dilagante ormai anche da noi! Della presentazione dell'ex Ministro MIUR leggo alcune affermazioni all'interno di "Il mondo non è fuori. ...Mentre l'insegnante lavora con fatica nella classe con l'aiuto di quello che ha appreso anni prima, spesso molti anni prima, e lavora con poveri ausili didattici, nelle case i ragazzi aprono la televisione o navigano su internet e trovano splendidi materiali informativi. Nel momento in cui fa una lezione frontale o dà una spiegazione, il docente di storia o fisica si trova a dir poco in difficoltà a competere con un servizio di Artè o di Piero Angela sugli Etruschi." Ed anche nel cap. "Il fattore umano. Malesseri. Insegnare logora. ...Molti insegnanti menzionano la sindrome del burnout nei loro scritti. Essa è effettivamente diffusa tra gli insegnanti oggi più di un tempo e colpisce la loro più di altre categorie..." *"la sindrome del burnout è caratterizzata da affaticamento fisico ed emotivo da un atteggiamento distaccato e apatico nelle relazioni con altre persone, da un sentimento di frustrazione." Complimenti ai curatori! PS Il burnout ha lontane origini sportive negli USA degli anni '30
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Ma questa certo non è una novità: molta pedagogia degli ultimi cinquant'anni ci ha abituato a pensare alla scuola un po' come a un prolungamento della famiglia dove è importante valorizzare i rapporti interpersonali. Cos8 ci siamo abituati anche ad associare il mestiere dell'insegnante a quello di chi deve comunque farsi carico dei problemi infinitamente umani che i variopinti studenti û avanguardie inconsapevoli delle italiche famiglie ugualmente variegate û portano dentro alle classi rovesciandoli sui banchi sbandierandoli nell'abbigliamento nascondendoli negli zaini scarabocchiandoli nei diari colorati.
La novità del libro risiede dunque altrove e precisamente nel fatto che a parlare del mestiere di insegnare sono proprio gli insegnanti in prima persona. Il progetto nasce dall'iniziativa dei due curatori di interpellare direttamente maestri e professori chiedendo loro di raccontarsi indipendentemente da considerazioni di ordine strettamente sociologico politico o pedagogico ma tenendo conto soltanto di una traccia di riflessione fornita dagli stessi curatori: "Gli insegnanti conoscono il mondo? In quale forma in quale misura e con quali strumenti esso deve entrare nella scuola? Che cosa si deve porre al centro del fare scuola? Quale compito gli insegnanti possono vedersi affidato?".
Domande comunque impegnative e difficili ispirate da una celebre frase di Hanna Arendt che attribuisce agli insegnanti un compito idealizzato e a dir poco titanico: non solo l'insegnante è tenuto a conoscere il mondo ma dovrebbe assumersene la responsabilità dinnanzi ai suoi allievi. "Di fronte al fanciullo è una sorta di rappresentante di tutti i cittadini adulti della terra che indica i particolari dicendo: ecco il nostro mondo". Ma viene spontaneo chiedersi di quale mondo si stia mai parlando. Non è forse quella di mondo una nozione cos8 astratta e totalizzante da rendere impossibile da parte di chiunque proprio l'atto di assumersene la responsabilità?
Le risposte date nel libro da insegnanti in carne e ossa confermano questa impressione e sono infatti racconti circostanziati di situazioni specifiche e tra loro diversissime: l'insegnamento in una classe elementare dove largheggiano i fondi e l'entusiasmo per le sperimentazioni pi· sfrenate; quello in una classe delle medie con le pareti scrostate e i fili elettrici pendenti; quello in carcere dove diventa estrema la difficoltà di concentrazione per gli allievi nelle celle superaffollate o quello in un buon liceo dove il professore di lettere classiche fornisce via mail agli studenti le indicazioni dei siti internet utili per gli approfondimenti e molti altri ancora. Il libro rispecchia dunque la varietà e la poliedricità dei mondi che il mondo scuola sembra in grado di contenere senza mai assumere che tra di essi vi possa o vi debba essere alcun rapporto. Allo stesso modo riflette la vasta gamma di atteggiamenti che gli insegnanti hanno nei confronti del loro mestiere: di passione di sfida di disincanto di entusiasmo di amore di disgusto per l'istituzione di noia.
Il libro andrebbe letto da tutti coloro che direttamente o indirettamente partecipano dell'impresa educativa: genitori allievi e insegnanti. Questi ultimi in particolare non potranno non riconoscersi in molti dei racconti dei loro colleghi trovando finalmente fissati sulla pagina gli stati d'animo le perplessità le critiche le tensioni che quotidianamente li attraversano e provando per questo il tipico sollievo che scaturisce dalla condivisione di esperienze e di responsabilità.
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