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Le edizioni Servitium ripubblicano dopo quindici anni un libro di Padre David M. Turoldo, nel ventennale della sua morte. Si tratta di tre saggi-testimonianza che il frate friulano ha dedicato negli anni all'amico fiorentino don Lorenzo Milani, conosciuto personalmente nel 1954, frequentato poi fino alla morte di lui, avvenuta per leucemia nel 1967: "eravamo amici fino a urlare insieme là dove non eravamo d'accordo". I due religiosi, nonostante le evidenti differenze di carattere, di percorso esistenziale e di scelte pastorali, avevano secondo il prefatore di questo volume, Abramo Levi, " un comune progetto: rompere la quiete sonnolenta del cattolicesimo italiano", pur nella loro "dissomiglianza verticale". Padre Turoldo tratteggia la figura di Don Milani con un affetto e una stima assoluti: "ho avvertito l'identità di interno e di esterno, del dentro e del fuori di quest'uomo che ti puntava gli occhi in faccia come due perforatrici", " un uomo con cui non si può scherzare; un uomo di denuncia e di rottura radicale...di lotta implacabile... tanto tenero quanto feroce,tanto obbediente quanto libero...di una segreta e profondissima gioia, perfino di affabilità e di grazia, ..pur sempre disteso sulla graticola delle sue scelte...una gettata di lava incandescente..un cratere in eruzione ..." Contestando il ritratto edulcorato che certa stampa ed alcune gerarchie cattoliche hanno tentato di avvallare di lui, Turoldo ricostruisce il tempo e il luogo della formazione di Don Milani, la sua origine alto borghese ed ebrea, la sua conversione che ne fece un neofita appassionato e intransigente, la sua passione per i poveri e per la scuola, la diffidenza profonda verso gli intellettuali "responsabili di una cultura astratta" che si è dimenticata degli ultimi, la sua polemica verso una chiesa troppo accondiscendente con il potere, e spesso lontana dal Vangelo. "Solo quando la chiesa avrà il coraggio di riconoscere la santità di don Milani, avremo una chiesa veramente nuova".
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