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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2013
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«C'è uno spettacolo più grande del mare, il cielo; c'è uno spettacolo più grande del cielo, l'interno dell'anima.»
Dopo diciannove anni di detenzione al bagno penale di Tolone, Jean Valjean ottiene la libertà e si incammina verso una nuova vita... Sono i primi di ottobre del 1815, da oltre tre mesi Napoleone è stato sconfitto. Le vicende dei tanti, indimenticabili personaggi – il buon vescovo Myriel, l'ex forzato Jean Valjean, l'infelice Fantine, la piccola Cosette, l'avido Thénardier, il coraggioso Gavroche, l'inflessibile Javert, la sfortunata Éponine – si intrecciano in queste pagine con la storia del popolo di Parigi e la rievocazione dei momenti cruciali della sua epopea, dalla battaglia di Waterloo alle barricate del 1832. Punto culminante della monumentale opera di Victor Hugo, mirabile sintesi della sua vocazione poetico-simbolica e di quella realistico-sociale, I miserabili – meditato fin dal 1845 – vide la luce solo dopo diciassette anni, nel 1862. Pietra miliare della letteratura dell'Ottocento, grandioso affresco di una metropoli industriale, è un'opera d'arte assoluta, un libro vivo che continua a travolgere i lettori perché è un romanzo in cui c'è tutto: l'amore, il dolore, la felicità, la morte e la rinascita, tutto ciò che travalica il tempo e tocca la più profonda essenza degli uomini.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un libro meraviglioso. La sua mole ( 1200 pagine) può spaventare ed il fatto che sia un classico della letteratura europea può far pensare che la trama sia lenta e noiosa. Invece credo che sia stata una esperienza pazzesca. Capolavoro!
Dinnanzi a un capolavoro riconosciuto che valica il tempo, le parole sono sempre poche e ogni frase è riduttiva. Leggere "I Miserabili" proietta la mente verso un intero mondo, fatto di questioni sociali, di psicologia, giustizia, amore, guerra: un'enciclopedia della Vita. E tutto questo narrando una storia avvincente, non priva di colpi di scena, dove le persone si intrecciano con la società, dove i miserabili d'origine occupano un posto nobile e silenzioso nel mondo, dove c'è spazio per provare rabbia, stupore, commozione. Molte le sottotrame, decine e decine di pagine che digrediscono sulla vita monastica, sull'architettura di un giardino, sulla vita di un vescovo santo, sull'intero svolgimento della battaglia di Waterloo, sulla seduzione di povere donne, sulla complessa costruzione e ramificazione delle fogne di Parigi. Anche se il tema princpale resta l'insopportabile ingiustizia di un sistema che condanna i miserabili per la loro stessa condizione reietta. Narrata da una scrittura traboccante, dove apparentemente per caso Hugo snocciola frasi che diventano sentenze, sulle quali la mente del lettore si ferma, ragiona, le rapporta al proprio io e al proprio tempo. Un'epopea intensa, molto lunga, grande, smisurata. Un capolavoro che mostra il cammino dal male al bene, dall'ingiusto al giusto, dal falso al vero, dal buio alla luce, dall'appetito alla coscienza, dalla corruzione alla vita, dalla bestialità al dovere, dall'inferno al cielo, dal nulla a Dio. Punto di partenza: la materia; punto di arrivo: l'anima.
Un grande pentolone in cui Hugo mescola ingredienti vari, ma tutti di primissima qualità. Troviamo il romanzo romantico che narra dell’indimenticabile Jean Valjean (che un po’ ricorda il Conte di Montecristo), ma anche di straordinari personaggi secondari (mi piace citare tra gli altri Monsignor Bienvenu, Gavroche ed Eponine). Troviamo anche saggi storici (tra cui una cronaca quasi minuto per minuto della battaglia di Waterloo), filosofici, religiosi. Troviamo pagine intensamente commoventi, altre ritmate al pari di un thriller moderno, altre praticamente incomprensibili, altra ancora, devo dirlo, abbastanza noiose. Tutto ci può stare nel lunghissimo spazio che l’autore si è preso per il suo racconto fiume. Troviamo soprattutto l’analisi politica e sociale della vita francese, ma possiamo anche dire europea in generale, del diciannovesimo secolo. È questa che ha reso celebre il libro. Il tema è quello dell’ingiustizia della nostra società verso le classi più umili, i miserabili, per i quali non pare esservi redenzione, se non nella coscienza di alcuni individui, in episodi isolati. Eppure le anime più pure, gli esseri umani più veri, si trovano proprio nei bassifondi.
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