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Mobbing, dal verbo to mob , utilizzato in etologia per descrivere il comportamento aggressivo del branco nei confronti di un proprio componente isolato. Termine sempre più spesso utilizzato, ai giorni nostri, per descrivere un settore del comportamento umano dai confini incerti e dalle molteplici sfaccettature. Per descrivere non tanto la sofferenza a volte insita nella condizione umana del lavoro, quanto piuttosto per testimoniare il progredire della rilevanza giuridica che l'ordinamento le sta riconoscendo. La presa di coscienza giuridica del fenomeno impone la necessità di codificare nuove tipologie di comportamenti molesti attuabili sul posto di lavoro, differenti dal mobbing verticale, o bossing , tradizionalmente ben compreso dall'immaginario collettivo. Ecco allora che diventa necessario parlare di mobbing orizzontale, o ascendente, o di fasi del mobbing, che dal conflitto quotidiano sul luogo di lavoro portano a descrivere l'apice del fenomeno, che si traduce nell'esclusione della vittima dalla propria occupazione lavorativa, con gravi implicazioni anche all'interno del nucleo familiare di appartenenza dell'individuo perseguitato (il cosiddetto doppio effetto del mobbing). L'opera si prefigge di testimoniare le fasi del progressivo riconoscimento giuridico del fenomeno, sia all'interno dei confini italiani, che nell'ambito di quelli europei. Dopo una breve parentesi volta a dotare il lettore degli strumenti culturali necessari per comprendere il significato e l'entità del fenomeno, l'autore passa a raccontare il mobbing per mezzo di una ricca appendice giurisprudenziale. Attraverso il contatto diretto con i termini del diritto vivente è così offerta la migliore opportunità di comprendere il fenomeno, che, per sua natura, difficilmente si presta a essere codificato in termini generali e astratti.
Elisabetta Miraglio
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