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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2014
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Comprato perché doveva fare una presentazione sui Balletti Russi. libretto semplice da leggere e ben documentato.
Tra i rovi e le selve di una stagione artisticamente vasta, ricchissima, inesausta (l'ultimo decennio dell'800 e i primi vent'anni del '900), tra le fronde di una vita sociale e aristocratica, teatrale e personale, non avara di pene, contraddizioni, tonfi, allori, falsità e rimpianti, si snoda questa silloge diaristica, un autoritratto severo e onesto di una delle personalità più influenti nell'arte dello scorso secolo. E' sorprendente fino ai fasti dello stupore la grandezza della verità che abita nelle parole di Diaghilev, l'amore assoluto per l'arte, il fare arte, in quel sofferto districarsi fra la sviante parvenza scambiata per talento o genio, e l'autenticità cristallina vissuta come un destino. "Devo esporre l'essenza delle mie convinzioni artistiche, avvicinarmi cioè a quel campo che da tempi remoti è costituito di una serie di dilemmi insolubili e di intricate questioni". Arriva da sola l'umiltà di un animo in questa frase quasi risolutiva dei dubbi e delle fragilità che circondano ogni incontro, ogni sollecitazione, ogni prova, quando il fatto diventa evento o resta nei suoi bordi ordinari. Il passato, l'orma da cui si giunge, tremando quasi a citare i nomi che hanno davvero sconvolto i tempi di un'arte, Flaubert, David, Fragonard, Van Gogh; l'eredità da cui reimpostare un tragitto, sfidando le frecce della critica e le accuse di decadenza, gettando i semi di una rivoluzione indiscussa che segnerà per decenni la vita artistica di più continenti, le offese, le provocazioni, le doglie nel ventre della tradizione da cui usciranno germogli irripetibili. Stupenda gemma di un testimone d'eccezione, un piccolo trattato di storia del teatro, con incursioni improvvise di commovente e vera poesia. "Chi può negare il significato sociale dell'arte, questa vecchia e incontestabile verità?".
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