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È piuttosto raro incontrare un testo sostanzialmente equanime sulla questione israelo-palestinese. Malgrado le sue complesse radici storiche, sembra infatti difficile formularne un'analisi che non sia in qualche modo condizionata dalle attuali drammatiche contingenze e dalle prese di posizione che esse quasi inevitabilmente determinano. In questo libro, Di Motoli e Pallante, scegliendo un punto di osservazione particolare, ripercorrono invece lucidamente un secolo di lotte e negoziati intorno alla sovranità su Gerusalemme, a partire da alcune indicazioni che liberano il campo dai più triti luoghi comuni: per esempio, quello secondo cui del sionismo esisterebbe un'unica variante. Di pagina in pagina, viene illustrato nel dettaglio come troppi governi israeliani si siano mostrati di ristrette vedute circa il problema dei confini di Israele, e come i motivi per cui sull'Olp, al pari di varie altre organizzazioni palestinesi, gravi la pesante responsabilità di aver rifiutato, in molteplici occasioni, la realtà stessa di Israele. Oggi, all'idea di una possibile internazionalizzazione di Gerusalemme, rispolverata l'anno scorso da Shimon Peres, si contrappone il secco diniego del Likud, trionfatore alle elezioni del gennaio 2003: quei cortocircuiti della storia che il libro si ripromette di esaminare, nel loro originarsi come nel loro devastante protrarsi, non sembrano, almeno per il momento, potere in alcun modo trovar termine. Malgrado la non sempre felicissima impostazione tipografica (resa peraltro necessaria dalla ricchezza della documentazione), Morire per Gerusalemme offre, a ogni buon conto, un quadro estremamente esaustivo della situazione quando, all'inizio del nuovo millennio, dal conflitto israelo-palestinese non si scorge ancora una via d'uscita.
Daniele Rocca
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