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Anno edizione: 2012
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Merito di Cornwell è mantenere alto l’interesse per la sua saga, anche per i volumi successivi ai primi. Non vi sono cadute di tensione e di interesse nel descrivere vicende che, ricalcando veri eventi storici, di fatto si ripetono. Al centro resta il personaggio Uhtred di Bebbanburg, liberamente ispirato a un personaggio reale, che fu Earl di Northumbria e regnante di Bamburgh dal 1006 al 1016. Nei libri di Cornwell, Uhtred è un guerriero, i cui meriti spesso non vengono riconosciuti, invincibile, ma umano e mai super eroe. Nella “Morte dei Re” si accentua maggiormente la contrapposizione tra un cristianesimo, visto come grigio e, dal punto di vista guerriero, inutile, e un paganesimo vissuto come inno alla vita.
Il regno di Alfredo è ormai al crepuscolo e lo stesso sembra per il suo sogno di creare un nuovo grande regno. I nemici del Wessex si preparano, ordendo oscure trame, attendendo la morte del grande Re. Uhtred di Bebbanburg sembra essere il loro unico ostacolo. Continua così la saga de “Le storie dei Re sassoni”, che ormai evidentemente non segue solo la riconquista del protagonista della sua casa natia o il solo regno di Alfredo il Grande, ma si dilunga accompagnando la formazione di quel regno che sarà l’Inghilterra. Un altro capitolo che, sebbene un po’ più povero di scontri rispetto a quelli precedenti (tranne alla fine), presenta una trama affascinante e mai scontata, capace di stregare il lettore. Uno dopo l’altro si susseguono momenti così vividi, pulsanti, persino commoventi. E Uhtred! Il grande Uhtred. Il suo è un personaggio che adoro. Adoro lo sviluppo della sua storia, le sue caratteristiche (sebbene non concordi sempre col suo punto di vista), e soprattutto la sua furia in battaglia. Per non parlare della sua capacità di farmi ridere. L’unico difetto si può scorgere solo verso la fine, dove le vicende mi sono sembrate esposte in modo leggermente... confusionario. C’è poi qualche inesattezza sul mondo nordico, per fare un esempio: la moglie di Odino era Frigg non Freya. Inoltre la critica al clero comincia ad assumere dei tratti decisamente esagerati. Comunque è un ottimo romanzo, l’ennesima squisita fusione tra storia e fantasia forgiata dal gran Cornwell.
Molto fumo e poco arrosto! Cornwell ha probabilmente deciso di allungare questa saga all'infinito e naturalmente centellina il materiale "storico" a disposizione finendo per diventare, a tratti, noioso se non irritante. Sono un grande ammiratore di Bernard Cornwell, ho letto quasi tutti i suoi libri, ma ciò non mi esime dal giudicare questo sesto capitolo della saga di Lord Uhtred un po' statico e privo di azione.
Recensioni
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Fine del IX secolo, il re del Wessex Alfredo il Grande sta morendo e Uhtred di Bebbanburg, suo fedele guerriero, non riesce a nascondere la preoccupazione per le sorti del regno. Il sogno di vedere l’Inghilterra unificata si fa sempre più lontano: i nemici esterni premono su più fronti, e ora ai danesi si sono aggiunti anche i sassoni e i vichinghi che, insieme, tentano in tutti i modi di impedire l’ascesa al trono del legittimo erede di Alfredo, il figlio Edoardo.
Per questo motivo Edoardo ha chiesto a Uhtred di recarsi da Eohric, danese convertitosi al cristianesimo e re dell’Anglia orientale, al fine di suggellare un’alleanza di tutti i regni cristiani d’Inghilterra: in tal modo, alla morte di Alfredo il Grande, Edoardo, appoggiato da una fitta rete di alleati, avrebbe potuto governare indiscusso su tutto il territorio anglosassone. Chi infatti meglio di Uhtred, un sassone cresciuto fra i danesi pagani, potrebbe fargli da ambasciatore?
In questa difficile situazione Uhtred è tormentato da mille dubbi: ha giurato fedeltà ad Alfredo ma non a Edordo, all’antica fede cristiana era tornato non perché devoto ma per amore di Æthelfaed, figlia del re. Ora che tutto sembra così difficile qual è la scelta più giusta da fare? Continuare a prestare fedeltà al regno senza perdere le speranze sulla possibilità di unificare l’Inghilterra o abbandonare la causa civile e combattere unicamente per riottenere i suoi vecchi possedimenti?
In ogni caso, nonostante le sue remore, Uhtred decide di mettersi in viaggio verso il regno di Eohric. Durante il percorso però viene più volte attaccato, fìno a che si insedia in lui l’idea che ad assalirlo non siano dei comuni banditi ma altri ancor più temibili nemici, qualcuno che vuole opporsi ad ogni costo alla firma del trattato: una folta schiera di uomini danesi infatti lo attende al varco. Dunque, Eohric è un infido traditore intenzionato a fomentare la guerra piuttosto che a promuovere la pace?
“Ogni giorno è uguale all’altro finché arriva uno che non lo è” era solito ripetere padre Willibald a Sir Uhtred, che lo aveva più volte ingiuriato per quell’espressione apparentemente insensata. Solo ora, dopo l’incontro con una veggente che gli ha rivelato che nessuno dei figli di Alfredo regnerà sull’Inghilterra e che lui stesso morirà per mano dei nemici, quelle parole acquistano un altro valore. Tuttavia, lungi dal farsi impressionare dalla profezia della maga del nord, da valoroso guerriero qual è, Uhtred, si impegna a cercare una soluzione per sfuggire alla terribile imboscata che lo attende e a salvare la sua vita e quella dei suoi uomini. Solo allora potrà prendere una decisione definitiva riguardo all’immediato futuro.
La morte dei re è il sesto libro della serie storica ambientata da Bernard Cornwell tra l’Inghilterra e i mari del Nord nel IX secolo, che vede ancora una volta protagonista Sir Uhtred di Babbanburg, valoro guerriero sassone cresciuto tra i vichinghi alle prese con lotte tra nobili nell’Inghilterra del Medioevo. Un romanzo storico che ripercorre il difficile percorso che portò all’unificazione del regno inglese mescolando le vicende reali e finzione narrativa, un racconto appassionante ricco di colpi di scena che accompagna il lettore per oltre quattrocento pagine.
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