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In questa rivisitazione originale del mito di Edipo, l’autore non si limita a reinterpretare la tragedia classica: la trasforma in un’occasione per interrogarsi sul senso dell’esistenza e sul legame profondo – e spesso ambiguo – tra religione e politica. Attraverso due figure emblematiche come la Pizia e Tiresia, presentati non come sacerdoti devoti ma come disillusi conoscitori del sistema, l’autore smaschera la truffa degli oracoli e dei vaticini, ridotti a strumenti di potere e commercio. La fede negli dèi diventa così un espediente utile a controllare le masse, più disposte a credere in verità rassicuranti che ad affrontare la complessità del reale. L’opera si muove costantemente tra ragione e fantasia, tra l’ironia tagliente della Pizia e il razionalismo lucido di Tiresia. Ma entrambe le vie – quella del cinismo e quella della logica – si rivelano incapaci di condurre alla verità. La riflessione ultima sembra dunque suggerire che tutto sia caos (p. 48), che la verità sia inaccessibile (p. 50), e che l’uomo, per quanto si affanni, non abbia potere su nulla se non su sé stesso. La conclusione è amara: la Pizia, con il suo sarcasmo blasfemo, muore senza aver dato risposte, lasciando Tiresia – e il lettore – sospesi tra interrogativi esistenziali senza soluzione. Il mito viene così rovesciato e svuotato, e al suo posto resta un vuoto pieno di dubbi, dove i grandi temi – verità, destino, caso – si scontrano senza trovare armonia.
Secondo racconto breve dello scrittore svizzero Friedrich Dürrenmatt, La morte della Pizia, che questa volta analizza e sovverte il mito di Edipo, che attraverso la burla, il gioco, e la vendetta sembra profetizzare gli oracoli più strambi e fantasiosi che superano il confine tra realtà e immaginazione. E ci lascia riflettere sulle credenze umane, su ciò che chiamiamo destino, sul condizionamento per mano altrui o per auto-convincimento. Piaciuto meno de Il Minotauro, ma lettura comunque piacevole.
Un libro brillante e divertente. Analisi del mito di Edipo, ma più un generale della credenza umana nell'essere governati dal destino. Siamo davvero liberi o ci condizioniamo da soli mediante le nostre stesse credenze?
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