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Nel 2000 Toni Negri pubblicava, con Michael Hardt, Impero, impegnativo volume sul capitalismo globale. Vi si sosteneva l'esistenza, accanto al mercato mondiale e ai circuiti globali della produzione, di un nuovo ordine globale e di una nuova forma di sovranità: un impero privo di centro, il cui potere era distribuito tra apparato militare statunitense, forza politica ed economica degli stati del G8, organismi finanziari e commerciali internazionali, le multinazionali e l'aristocrazia del denaro. La realtà, tuttavia, sembrava sin da allora muoversi in direzione diversa, nel segno semmai di un'accentuata conflittualità interstatuale e nella rivincita della geopolitica. Impero fu comunque, a sorpresa, un grande successo di critica e di pubblico. Da allora si sono succeduti un sequel (Moltitudine, ancora con Hardt) e una gran mole di articoli, saggi e conferenze, miranti da un lato a puntellare un edificio teorico messo in discussione dai fatti e, dall'altro, a costruire una relazione con i movimenti del dopo Seattle. Gli interventi sono stati poi periodicamente ripubblicati in volume: Movimenti nell'impero raccoglie i testi delle conferenze tenute da Negri in diverse zone del mondo nel 2003 e nel 2004. Poco aggiungono a quanto non abbia detto in precedenza. L'argomentazione ne guadagna infatti in chiarezza (è sulla distanza breve che, messa da parte la prosa ellittica e il compiacimento citazionistico, Negri riesce a enunciare nitidamente i punti chiave del proprio ragionamento e le implicazioni politiche), ma ben poco nella sostanza. Il problema rimane infatti alla radice: di impero e di moltitudine ci sono ben poche tracce nello scenario attuale e un ragionamento tutto giocato sul filo dell'alta teoria e dell'astrazione filosofica, così come sul rifiuto dell'analisi del dato empirico (non un solo dato quantitativo o caso di studio è citato), non fa certo guadagnare aderenza alla realtà.
Alessio Gagliardi
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