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Ripercorrendo, più o meno, gli ultimi trent’anni, Giorgio Galli analizza quei fatti che dimostrano con chiari segni come le democrazie rappresentative, ossia le democrazie elettorali, siano in una crisi tale da poter essere inghiottite da un metaforico buco nero. I sintomi della malattia sono il progressivo allargarsi dell’astensionismo, la cui motivazione è il fatto che le aspettative degli elettori sono quasi sempre deluse. Ma la causa vera è quella della potenza economica esercitata da circa cinquecento multinazionali, le quali ormai detengono un potere economico ben più grande dei singoli stati e ne determinano ben più pesantemente dei cittadini elettori le direttive politiche. Citando Marx, in maniera molto semplificata, l’economia è la struttura che governa uno stato e solo controllando l’economia si può governare effettivamente. Per cui le elezioni politiche stanno sempre più diventando un rito volto ad accontentare ed illudere il cittadino, una specie di Danza della pioggia a cui tutti partecipano nella speranza che piova. La recente storia italiana e l’attuale mostra come sempre più spesso vengano promossi “governi dei tecnici o dei migliori” molto simili a quel “governo dei custodi” ipotizzato da Platone (citazione dell’autore), che non sono espressione degli elettori e fanno presagire una trasformazione della democrazia rappresentativa in una oligarchia o meglio, come nell’antichità, una aristocrazia ovvero nel governo di coloro che rappresentano il potere economico. La soluzione individuata dall’autore per evitare questo precipitare delle democrazie è riassunta in questa frase: “o la democrazia elettorale si estenderà alle multinazionali oppure le multinazionale svuoteranno la democrazia rappresentativa.” La prima ipotesi mi pare francamente fantascientifica.
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