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Dopo tanti anni ho inocntrato il mio prof di italiano delle superiori. ho iniziato a chiedere consigli di lettura. Mi consigliato questo Makine. Peccato averlo scoperto così tardi e peccato che sia così poco conosciuto. E' magnifico lo consiglio vivamene.
Romanzo struggente eppur sobrio sulla negazione e la lacerazione esistenziale, ambientato nel 1941, quando la vita del giovane moscovita ebreo Aleksej Berg cambia per sempre. La musica che è stata forza e avventura deve essere abbandonata, come dimenticata deve essere la sua famiglia, cancellato il suo nome. La mera e cieca sopravvivenza impone ad Aleksej di essere un altro, di disumanizzarsi, di rinnegare tutto. Tutto tranne quel concerto mai dato, che lo riscatta e lo tradisce.
Un romanzo dalle emozioni intense dove traspare la voglia di vivere del protagonista, nonostante la vita stessa, per lui, sia stata triste e "pesante".
Recensioni
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Dall'autore del pluripremiato Testamento francese (Mondadori, 1997) un breve, intenso romanzo che narra di un incontro avvenuto molti anni prima, ma ancora nitidamente impresso nella memoria del protagonista narratore, un russo fortemente indispettito dalla rassegnazione tipica dell'homo sovieticus. Nella stazione di uno sperduto villaggio degli Urali, proprio mentre il narratore sperimenta l'efficacia concettuale di quella definizione, applicandola con successo ai più disparati rappresentanti di un'umanità rassegnata sino all'assurdo, l'incontro con il vecchio pianista Aleksei Berg e con la sua commovente vicenda esistenziale interviene a minare tutte le sue certezze. Nella cornice di un viaggio in treno verso Mosca, prende forma il ritratto di Aleksei da giovane, ebbro di gioia alla vigilia del concerto che dovrà ripagarlo dei tre lunghi anni di quarantena in cui la sua famiglia è stata guardata con sospetto e ha vissuto nell'incubo delle purghe staliniane. Il feroce desiderio di integrazione di Aleksei, tuttavia, rivela ben presto la sua ingenuità: nel giorno del concerto prende la via della fuga, alla disperata ricerca di una salvezza che gli viene paradossalmente offerta dalla guerra. Ancor più dura della guerra contro i tedeschi è la guerra che Aleksei combatterà contro se stesso per annullare la sua identità, reprimendo la passione per la musica: destinato a perdere, la sconfitta gli farà però riconquistare identità e senso dell'esistenza. E, alla fine del viaggio, la rassegnazione dell'homo sovieticus si sarà manifestata al narratore piuttosto come una dolorosissima, ma saggia e consapevole accettazione di ciò contro cui non è possibile lottare. Nella sua brevità, La musica di una vita non è meno denso e perfetto del Testamento francese: tra i suoi molti pregi spiccano in modo particolare un intenso lirismo e la sapiente misura con cui Makine ha saputo rendere gli orrori della violenza politica e bellica.
Daniela Schenardi
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