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E' finalmente tornato quello che considero con Fabrizio De Andrè il più grande cantautore italiano. Conferma la profondità e la suggestione dei testi, accompagnati però questa volta da arrangiamenti e sonorità coinvolgenti che ti trasportano davvero in un'altra dimensione. Ci fa capire quanto sia bella unica e superiore la lingua italiana, il suono delle parole, l'intensità dei significati, la dimensione travolgente in cui siamo trasportati ascoltando questo fantastico lavoro. Segnalo su tutte la concretezza delle parole e quindi delle idee ne "il paese dei testimoni", il tocco morbido ne "l'amore trasparente", il graffiante realismo della "la guerra dell'acqua" e ovviamente il ritmo travolgente de "il rimedio". In questi tempi bui e di gran confusione, è un gran privilegio ascoltare un poeta che ci riporta a comprendere il significato delle parole, il loro peso, il loro significato.
credo di avere ascoltato tutti gli album di Fossati: beh,le emozioni si legano a cose passate,ma siamo un bel po' avanti rispetto all'arcangelo,anche se in effetti non ci si stupisce e ,come lui stesso ha detto in un'intervista,la bravura e' anche mestiere. preferisco di questo album i brani veloci,con arrangiamenti semplici,ma molto efficaci e calibrati e la mia traccia preferita e' IL PAESE DEI TESTIMONI. meno mi entusiasmano i brani d'amore,forse il sentimento che meno si adatta al mestiere,checche' ne dicano i faletti varii. Certo,siamo lontani dagli anni 80,dalle piante e dai discanti,ma l'album si ascolta volentieri e c'e' molta leggerezza musicale che di questi tempi se proposta con garbo ed intelligenza non guasta.
Si dissolvono le ombre intorno a Ivano. Ultimamente più sereno, meno snob e più invischiato in parecchi affari altrui (vedi sopra). E(moderatamente) più cantabile la sua musica. Non moderna, tuttavia, nè da rosticceria. Trattasi sempre di buon artigianato, non si pensi di ascoltarlo sciaquando i piatti. Lui aiuta, "Il rimedio" è pop, qualcuno faceva notare che in bocca a Loredana non sarebe stata male. Mah, contentiamoci di sentirla in radio, anzichè D'Alessio a gogò, il resto è fantacanto. Sprazzi del Fossati acustico e trepidante ("Parole che si dicono", "Illusione", "D'amore non parliamo più": parole come macigni, seppure non i capolavori di un tempo). E poi impegno, spesso inscatolato (quasi a contasto), in brani ritmici, ascoltarsi "La guerra dell'acqua" e "Il paese dei testimoni". Piace quando il disco coniuga testa e cuore, il massimo è "Cantare a memoria", melodia circolare a crescere come in "Danza" di Mimì. Promossa anche "Last minute", più chitarrosa e acuta, un segnetto te lo lascia. Certo, a voler sorvolare il disco dall'alto, non c'è una montagna che si staglia più alta di quelle del passato e forse nemmeno alla pari. Nobile, temo non indimenticabile. 7+
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