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L'attività dello studioso tedesco viene ripercorsa da colleghi e allievi attraverso la rivisitazione dei temi che gli sono stati cari, in particolare lo studio della cultura musicale napoletana e dell'Italia meridionale.
scheda di Gallino, N., L'Indice 1993, n.11
Ventidue saggi quale omaggio a Friedrich Lippmann, il musicologo che fra l'altro, primo in Italia, ha ridestato l'attenzione sul melodramma di transizione a Rossini. Qui non v'è l'assunto centrale di riaprire il contenzioso critico su vetuste categorie come "scuola napoletana", n‚ d'aggiungere contributi microstorici con inedite ricerche d'archivio sul sistema musicale cittadino. La miscellanea offre un ampio ventaglio degli stabilizzati orientamenti della musicologia teatrale, tranne l'acerba applicazione dell'analisi come disciplina: lo studio variantistico d'un libretto nelle sue peregrinazioni (Ruhnke, "Gestaltwandel einer Oper im 18. Jahrhundert"; Lazarevich, "Transformation of an Intermezzo"), i1 confronto fra più compositori applicati al medesimo soggetto (Feder, "La Cantarina da Sciroli ad Haydn*), l'inesausta esumazione di precedenti e isotopi del "Don Giovanni" mozartiano (Brandenburg, "Giacomo Tritto: Il convitato di pietra"), gli studi di Witzenmann sull'orchestrazione che idealmente proseguono quelli del fondamentale "Colloquium" romano del 1978. Proprio a colmare, sulle orme di Lippmann, le residue lacune sul teatro prerossiniano a Napoli, Sabine Henze-Döhring mappa il melodramma serio al San Carlo fra il 1808 e il 1815 e Franco Piperno le "azioni sacre" quaresimali prima del "Mosé in Egitto". E Napoli può allora sbiadire a fondale ove balzano alla ribalta i grandi temi e momenti della storia musicale europea: l'estetica musicale di Chastellux o l'attecchimento in Italia della riforma gluckiana. Sorprende, in tanta varietà d'orientamenti, l'inconcussa vitalità dell'antica formula della "lettura" di un'opera (Degrada, "Lo frate 'nnamorato"; Pirrotta, "Il pirata").
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