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Anno edizione: 2022
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Con umorismo e profondità letteraria, e uno stile e un'ambientazione che ricordano Conrad, Deen cattura l'eco tragica di questa nave che non può andare da nessuna parte, i cui membri dell'equipaggio sono ognuno a modo suo intrappolati nel proprio passato.
«Non era ancora estate, la prima settimana di giugno, eppure era già una giornata afosa e c'era foschia sulla nave faro Texel. Tutto fumava: il mare sotto il sole che picchiava, il ponte appena frettato al di là degli oblò aperti, lo stufato nei piatti dei motoristi e dei marinai.»
«Qui siamo tutti prigionieri», dicono i marinai della nave faro Texel, oppressi dal suo paradosso: perennemente ancorata al largo delle coste olandesi, non solcherà mai le onde né attraccherà in un porto straniero, ma come una fortezza contro gli uragani resiste sull'orizzonte piatto per indicare la via alle imbarcazioni in transito. A turbare l'equipaggio isolato, diviso tra la nostalgia di vecchie imprese da lupi di mare e il desiderio di fuggire da questa snervante immobilità, basta poco: un capretto. Il piccolo dalle pupille verticali e le corna appena abbozzate è portato a bordo dal cuoco Lammert, che vuole macellarlo per preparare il gule kambing, un piatto della sua infanzia nelle Indie Occidentali. Ma la presenza anomala è capace di scatenare negli uomini reazioni imprevedibili, soprattutto quando Mathijs Deen, con gusto narrativo quasi conradiano, fa calare sulla nave solitaria una fitta nebbia, creando tensione nell'equipaggio per il rischio di una possibile collisione, e nei lettori un effetto di attesa, l'inquietante presagio di un evento catastrofico. In questa atmosfera lunare, lacerata dall'urlo della sirena e dai bagliori del faro, la prosa duttile e precisa di Deen scava nei ricordi tormentati del febbricitante Lammert e nelle allucinazioni del marinaio Snoek, mettendo a nudo, non senza una punta di ironia, la fragilità della psiche umana, pronta a vacillare alla minima scossa: anche di fronte a un innocente capretto destinato a diventare un ottimo stufato.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Avendo partecipato alla presentazione di questo libro, mi ero fatta l'idea che fosse un reportage storico da parte dell'autore che ha potuto intervistare gli ultimi marinai che avevano lavorato sulle navi faro. Evidentemente invece Mathijs Deen è partito da questi ricordi per costruire una trama indipendente con richiami a Joseph Conrad. Ne esce un romanzo che si legge abbastanza velocemente e trasmette il senso di prigionia e impotenza di chi per settimane era in balìa di questa nave condannata all'immobilità.
Un libro dalla trama semplice e complessa al tempo stesso. Emozioni che vengono celate fanno da sfondo alla “prigionia” di un gruppo di marinai e di un capretto su una nave che mai solcherà le acque di un porto. Una bella scrittura, scorrevole e piacevole.
Pubblicato recentemente dalla casa editrice @ip, “La nave faro” di Mathijs Deen, ci conduce nella nave Texel, imbarcazione perennemente ancorata e immobile che ha lo scopo di segnalare agli altri piroscafi la vicinanza delle coste olandesi. La tranquilla monotonia dell’equipaggio, composto da marinai e macchinisti, viene però sconvolta dall’arrivo di un capretto, portato a bordo dal cuoco Lammert per poter preparare un piatto indonesiano della sua infanzia. L’animale però suscita nei membri della nave diverse reazioni: c’è chi ci si affeziona e c’è invece chi, a causa delle sue corna, ci vede il diavolo. La situazione perciò precipita quando Lammert, ammalato di malaria, deve abbandonare la cucina e ritirarsi nella sua cabina. Con uno stile profondo e ironico e con rimandi a Joseph Conrad, l’autore di “Per antiche strade” ci trasporta nella fitta nebbia e nei sentimenti più oscuri dell’equipaggio.
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