Nel primo cerchio

Nel primo cerchio infernale dei campi da lavoro sovietici, la saraska, i detenuti sono trattati tutto sommato bene. Sono ben nutriti, hanno le ore d'aria, sono vestiti in modo da non patire eccessivamente l'inverno russo. Il regime infatti sa che la macchina, in questo caso ingegneri e scienziati, rende al meglio quando non si lesina il carburante. Ma proprio come con delle macchine, non si va oltre la meccanica. Il detenuto viene annichilito a livello morale, con regolamenti e divieti assurdi. In questo contesto Solzenicyn descrive un intreccio di vite in balia della prigionia, parlandoci al contempo dei loro cari, dei loro aguzzini, fino ad arrivare al leader supremo, l'imperatore, Joseph Stalin, i cui capitoli sono la guglia di questa cattedrale. Un libro eccezionale, largamente autobiografico, che rinnova il mio amore per l'autore.

Un vero artista, grazie alle sue opere, è in grado di fondere nelle mille maglie di un tessuto composto da altrettanti paesaggi, tutto un mondo di sentimenti e ricorrenze (Natale del ‘49 e albero di Capodanno...), di desideri amorosi e ricordi ancestrali, di una Russia pre e post rivoluzione, di sofferenze e piccole gioie per una lettera, un colloquio, un bacio rubato, una fedeltà rinnovata. Su tutto grava l’ombra scura di “Soso” e il fallimento del sogno rivoluzionario, a riprova della regola, dimostrata da Solzenicyn con precisione matematica, che ogni potere, sorto con violenza e inganno, può solo divenire cinico ed inefficiente. Un capolavoro di sorprendente attualità partorito da un Artista geniale e, a modo suo, divertente.

Arriva quasi nello stesso giorno del centenario della nascita dell'autore la prima versione italiana integrale del grande romanzo scritto nella seconda metà degli anni Cinquanta del Novecento. Conoscevamo, finora, la versione di Pietro Zvetemerich pubblicata da Mondadori nell'estate del 1968. L'edizione mondadoriana ebbe un largo successo (nove edizioni in meno di tre anni), ma si trattava, purtroppo, della redazione purgata che Solzenicyn aveva dovuto allestire per passare attraverso le maglie della censura. L'edizione coraggiosamente voluta da Voland è quella reintegrata e rivista dallo scrittore: in tutto, 96 capitoli, contro gli 87 dell'edizione Mondadori, tradotti da Denise Silvestri. Vi si raccontano tre giorni di vita in una saraska (campo di prigionia meno duro dei gulag) non lontana da Mosca, dove scienziati e tecnici lavorano per rafforzare gli organi di sicurezza del regime staliniano. E Stalin, burocrate grigio e malefico, decadente e paranoico, è l'ombra che si stende sul romanzo. Un capolavoro.