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Ignazio Marino, chirurgo e senatore del Partito Democratico, ora in corsa per la leadership del Pd, ha scritto un libro impegnativo e coinvolgente che ci trascina nel cuore del mondo ospedaliero e da quel mondo vira sui temi di attualità. Un volume che affronta la questione del testamento biologico, delle decisioni sui trapianti, dei progressi tecnologici e della durata della vita, ricordando i casi di Eluana Englaro e di Piergiorgio Welby.
Marino, che ha un'esperienza di venticinque anni di lavoro in Inghilterra e negli Stati Uniti e che nel 1992 eseguì il primo trapiano di fegato da babbuino a uomo, riflette sul potere di vita e di morte dei medici. Spesso sostiene il chirurgo - sono loro a scegliere della vita di pazienti che, letteralmente, la rimettono nelle loro mani. Per questa fiducia riposta, e per l'autorità che ne consegue, essere medico equivale ancora oggi a una vocazione alla solidarietà umana. Di fronte a una professione messa sotto accusa dai media per gli episodi di malasanità, sospettata di negligenza dai pazienti, vittima di amministratori che magari pensano di più al proprio tornaconto economico, la proposta del libro è quella di ripartire da zero. «Da domani scrive Marino facciamo valere negli ospedali solo la regola del merito e della valutazione dei risultati di qualità, tutti misurabili.»
La lettura prosegue con i grandi dibattiti che stanno dividendo l'opinione pubblica italiana ed europea. A proposito della legge contro il testamento biologico approvata nel nostro Paese, Marino scrive: «Mi auguro che una legge mal fatta, fondata sull'ideologia e sull'onda emotiva possa essere migliorata. I cittadini chiedono una cosa sola: poter lasciare delle indicazioni sulle cure che vorranno e su quelle che non vorranno, se un giorno perderanno la coscienza e con essa la possibilità di esprimere il consenso alle terapie. Chiedono, in parole semplici, la libertà di decidere.» E, tuttavia, secondo il chirurgo, non si tratta solo di una singola legge: «La questione è più complessa e riguarda l'approccio della società italiana ai temi eticamente sensibili, o meglio ai diritti civili: avrà un atteggiamento laico, saprà ascoltare le ragioni della scienza e saprà tradurle in soluzioni nell'interesse di tutti, soprattutto dei più deboli, oppure si piegherà sottomettendosi all'ideologia degli schieramenti e alla logica dell'uno contro l'altro?»
è con questa tensione morale, con questi dubbi da credente e da uomo di scienza, che Marino affronta i nodi spinosi del dibattito sull'impiego delle cellule staminali, di origine embrionale e non, utilizzabili per la terapia e per la ricerca su gravissime malattie: Alzheimer, Parkinson, sclerosi multipla. Non mancano i capitoli dedicati ai temi del concepimento dei figli in provetta, quelli sul cosidetto "utero in affitto", e le riflessioni più politiche sul Servizio sanitario nazionale o sul business della Sanità. Sono tutti argomenti esaminati nel libro non tanto partendo da assiomi generali ma attraverso un'ampia casistica, con la memoria di fatti avvenuti, di cui l'autore è stato testimone in prima persona. Marino, in queste pagine di grande umanità e onestà intellettuale, prova così a informarci di tutte queste realtà e queste possibilità della scienza medica, pubblicando anche i documenti relativi, talora poco noti ai più.
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