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Perché ostinarsi a viaggiare negli "angoli più oscuri" di quelle "terre insanguinate" che un tempo sono state Jugoslavia? Non sarebbe più facile adeguarsi a quella particella, "ex", che, per paura di rimanere senza etichette, abbiamo finito per incollare addosso alle nuove nazioni che l'hanno sostituita? Quale ossessione può portare il viaggiatore a ritornare fatalmente "nel ventre cattivo dell'inferno" di Mostar e di Srebrenica? Nema Problema! risponde a queste domande raccontandoci dieci anni (2000-2010) di vagabondaggi del suo autore, Eric Gobetti, attraverso molte delle nuove giovani "Jugoslavie": Serbia, Croazia, Bosnia, Montenegro, fino ai confini dell'Albania. Dieci anni di instancabili scorribande, che portano il lettore nei luoghi più neri della tragedia, ma nello stesso tempo collezionano le fragili tracce del nuovo che a fatica va germogliando sul passato: la possibilità, o almeno il miraggio, di un ennesimo inizio. Il reportage di Gobettici mostra così i segreti di quell'altrove, lontano e vicinissimo, che inizia sull'altra sponda dell'Adriatico, con le sue frontiere che il tempo cancella e riscrive a ogni generazione, le lingue che suonano tanto simili eppure così diverse, i pericolosi "giochi dell'identità" che continuano a dividere le sue genti, l'allucinata povertà dei suoi villaggi, i fantasmi silenziosi di orrori ancora vividi nella memoria. Ma anche quell'incredibile amalgama di passione e dismisura, che è forse il più autentico tratto comune di ogni microcosmo balcanico. Una combinazione che, dopo lo shock iniziale, finisce per irretire il viaggiatore nelle sue seduzioni, e lo convince a svestire i panni dell'etnocentrismo per sostituire il giudizio con l'atteggiamento di chi si mette a guardare, ad ascoltare, a comprendere. E prova a raccontarci che cosa significa vivere in un mondo in eterna contraddizione con se stesso: tra la memoria della tradizione e il desiderio d'Occidente, le spiagge incontaminate e i campi minati, la dolcezza delle sue melodie e la furia della violenza. Un mondo in cui, per citare Vinicio Capossela, "la miseria s'intride con i sogni e la polvere si alza come uno sparo".
Luigi Marfè
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