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Anno edizione: 2021
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Un acuto saggio capace di gettare una luce insospettata sul mondo antico e sulle sue sopravvivenze nella modernità.
«Uno charivari... vuole "l'annientamento della reputazione che comporta l'esclusione dell'interessato dal contesto sociale e civile", dunque in certo modo niente meno che la messa al bando. Charivari è uno dei molti nomi, diversi a seconda dei paesi e dei contesti, che designano un atto arcaico e assai diffuso di giustizia popolare, il cui svolgimento si attiene ovunque a forme simili e ricorrenti.»
Nella grande tradizione novecentesca degli studi sulla religione, Karl Meuli è certamente la figura più intrigante fra quante ci restano ancora da scoprire. Insieme filologo, etnografo e storico delle religioni, erede di Bachofen, di cui ha curato esemplarmente l'edizione delle opere, Meuli porta nelle sue ricerche la stessa originalità e la stessa profondità dell'autore del Matriarcato; ma in lui la vivacità dell'etnografo e l'intransigenza del filologo, sapientemente coniugate, intervengono ogni volta a illuminare e vivificare il chiaro-oscuro e la fascinazione mortuaria del maestro. E se per Bachofen il cardine stava nel simbolo, per Meuli invece essenziale nella fenomenologia della religione è tutto ciò che libera, non solo gli uomini, ma gli stessi dèi dai vincoli del destino e del mito. In questa chiave si possono leggere raccolti in questo libro i geniali studi sull'origine del carnevale e sullo charivari, fenomeni in cui l'ordine sociale è sovvertito da cima a fondo con una ferocia liberatoria di cui abbiamo perduto memoria e quelli, non meno innovativi, sulle maschere romane, sull'origine dei Giochi Olimpici e sugli dei incatenati, che gettano una luce insospettata sul mondo antico e sulle sue sopravvivenze nella modernità. Alla solidità del metodo e della documentazione fa ogni volta riscontro in Meuli una freschezza di scrittura come si trova di rado nella tradizione accademica.
COME COMINCIA
Nel secondo libro delle Georgiche, il poema dedicato all'insegnamento e all'elogio dell'agricoltura, Virgilio si sofferma sulla coltivazione degli alberi, e in particolare della vite. Dopo aver parlato delle specificità e della vocazione della terra, delle zone favorevoli e della corretta disposizione dei tralci, dopo aver sottolineato le necessarie e molteplici cure da adottare per i germogli in crescita, il poeta esamina i pericoli dai quali bisogna salvaguardare la vite. Più che dal gelo e dal solleone, essa è minacciata dagli animali da pascolo, soprattutto dall'ingorda capra.
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Prima traduzione in italiano di alcuni scritti capitali di un filologo svizzero le cui vedute sul mondo antico sono ancora ricche di intelligenza e di spunti perché coniugano dottrina letteraria e sapienza antropologica ante litteram. Da confrontare con Kerényi, Brelich e altri della stessa stoffa.
Gli antenati hanno scritto con mano elegante la loro storia, incidendone i caratteri nella filigrana del tempo. Le maschere sono entità spirituali che si nascondono e vengono sulla terra per richiedere, rimproverare e benedire, spargendo la semenza della rinascita e del benessere, esse, però sono anche comiche e possono dire alle persone "quelle verità che normalmente non sarebbe stato lecito pronunciare", tanto da suscitare un "riso sfrenato".Il tema delle maschere si estende anche al Carnevale quando l'uomo libero, si metteva a servire i suoi schiavi, "mentre lo schiavo diventa padrone e si prendeva libertà", altrimenti precluse.Gli spiriti primitivi comparivano sulla terra per questuare, schernire, castigare, giungendo anche a distruggere per poi benedire e donare. Ciascuno deve accogliere con umiltà il rimprovero come strumento di purificazione ed espiazione. Se questo non basta arriva la legge che, tramite consuetudini piuttosto discutibili,punisce, attraverso un cerimoniale della devastazione, i colpevoli e i malfattori, "due uomini sono montati sul tetto e hanno cominciato a togliere la paglia,si parla di scoperchiamento del tetto" con cui ha inizio la rovina di colui che la possiede. Qual è la finalità? Una sorta di "riconciliazione con la divinità ", cancellando tutto quello che lo ha condotto al malaffare.Studiata dai punti di vista antropologico e sociologico la favola coincide con l'arte della parola, permette, attraverso la narrazione, di esporre "verità delicate e consigli sotto il velo di una storia" in modo da renderli efficaci e inoffensivi. È stata utilizzata anche dai saggi dei re nell'arte del buon governo.La luce del passato giunge fino a noi quando vediamo accendersi lo spirito olimpico che rinvigorisce il senso di unità popolare e gli dei, incatenati o legati da scanalature che arricchivano il pannello statuario, venivano liberati. Ma perché si incatenavano? Forse perché terrifici e spaventosi o troppo preziosi e benefici per lasciarli andare.
Recensioni
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