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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2020
Memoir animato da un irresistibile humor, I miei giorni nel Caucaso ritrae magnificamente la vita e il mondo che rendevano un tempo attraenti le rive del Caspio
«Il delizioso ricordo di una vita movimentata». - Financial Times
«Il comico resoconto di una turbolenta giovinezza trascorsa sulle rive del Caspio» - Spectator
Baku, 1805. Nascere in una famiglia scandalosamente ricca - il capostipite, Assadullah, nato contadino, morì milionario grazie al petrolio zampillato dal suo campo pieno di sassi - ma allo stesso tempo altrettanto stravagante e popolata da loschi individui, porta con sé sicuri privilegi e indubbi grattacapi. Ultima di quattro sorelle, Banine viene alla luce in un giorno d'inverno movimentato da scioperi, pogrom e altre manifestazioni del genio umano. Nonostante questo, la sua infanzia trascorre felice, allietata dalle torte rigonfie di crema di Fräulein Anna, balia tedesca, e dalle perenni recriminazioni in azero della nonna paterna, una creatura stupefacente, un gigante sbucato da una fiaba di Perrault. Ogni anno la famiglia trascorre diversi mesi in campagna. La casa è grande, eppure a malapena sufficiente a ospitare l'orda che la invade in primavera: la temibile nonna con le sue innumerevoli serve; la figlia maggiore con il marito, la minore senza marito; i loro cinque figli, terrore di Fräulein Anna, bugiardi, ladri, spioni e quant'altro; infine, il figlio più piccolo della nonna, l'infantile e allegro zio Ibrahim, ancora celibe. Là dove i doveri diminuiscono, la libertà cresce, il tempo favorisce i giochi - le zie sono tutte avide giocatrici di poker, passione che coltivano insieme a quella per la maldicenza - e, soprattutto, le liti. Nella famiglia Banine i litigi hanno infatti un ruolo fondamentale, e per due ragioni: una è da attribuire al temperamento violento e naturalmente predisposto alla lite di tutti i suoi membri; l'altra è l'eredità. La famosa, eterna, inafferrabile eredità, quella che bisogna dividere dopo la morte del capostipite. Questa vita di splendori e baruffe è tuttavia destinata a subire un drastico mutamento. La Rivoluzione d'Ottobre porterà il caos nel Caucaso, una dittatura militare, dominata dagli armeni, prenderà il potere a Baku e darà la caccia ai ricchi azeri, costringendo Banine e la sua famiglia a una precipitosa fuga...Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Lettura molto piacevole, stile scorrevole, con un pizzico di ironia qua e là, un occhio su stili di vita a noi lontani e interessanti. peccato solo la mancanza di un finale che rende il testo un po' tronaco, ma comqe un testo gradevole e da leggere.
I miei giorni nel Caucaso è il diario dell'infanzia e adolescenza dell'autrice, musulmana di Baku con il desiderio di vivere all'occidentale. Il libro è incentrato sullo stile di vita della sua famiglia, in cui i matrimoni si decidono a tavolino tra ragazzi - possibilmente parenti. Banine è testimone di importanti eventi storici del suo paese ("con la fine dell'effimera Repubblica dell'Azerbaigian coincide la fine della mia infanzia"), e il suo cuore si divide tra l'attaccamento alla famiglia e l'amore per Andrej. Sarà quest'ultimo a spronarla, ad avere più audacia, rifiutando l'influenza della famiglia "destinata a vegetare nel passato": "Lo sa che cosa vuol dire vivere? Vuol dire agire sulle cose, sulle persone, sugli avvenimenti; perseguire uno scopo preciso nell'immensa complessità di un grande paese. Vuol dire sentire i propri doveri e compierli; vuol dire sentire fortemente; vuol dire trasformare ogni minimo atto in uno slancio. Vivere vuol dire essere intensi, appassionati. Noi arderemo insieme". Il destino deciderà diversamente per Banine, ma il finale è un'apertura verso il mondo che l'attende. Voto 4,5.
Splendida compagnia questo affresco intelligente e un po’ ironico di un periodo storico e di una famiglia indimenticabile. Da non perdere.
Recensioni
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