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Siamo nel 1991. In Europa cadono le frontiere tra i vari paesi, grazie al Trattato di Maastricht, con un paesino di provincia, al confine tra Belgio e Francia, in preda ad una crisi di panico. Qui, un doganiere belga e uno francese vedono scomparire all'improvviso il loro posto di lavoro al confine tra due piccole cittadine. Ruben Vandervoorde, il doganiere belga da sempre francofobo, si ritrova così costretto a inaugurare la prima brigata mista franco-belga con il suo vecchio nemico, il collega francese Mathias Ducatel, innamorato di sua sorella, che ovviamente 'dovrebbe' frequentare solo e soltanto ragazzi belgi. Ma l'amore, si sa, trionfa su tutto? Ancora pregiudizi, ancora stereotipi, ancora una 'frontiera', qui fisica, rispetto a "Giù al Nord", pronta a cadere da un giorno all'altro, con tutte le conseguenze del caso. Chiamato a bissare il successo del film precedente, Boon non fa altro che duplicarne le caratteristiche principali, senza però riuscire ad amalgamare il tutto. Perché "Niente da Dichiarare" è semplicemente un mediocre film strutturato in maniera eccessivamente scontata e purtroppo ripetitiva. Tutto, infatti, suona come già visto, perché Boon si sforza poco o nulla nel cercare di non ripetere quanto già portato in sala due anni fa, costruendo un film divertente solo a tratti. Trascinato da uno splendido Benoît Poelvoorde, "Niente da Dichiarare" si perde nella scrittura fragile, spesso elementare e ricca di battute da barzellette vanziniane. Se la produzione ha fatto passi da gigante, grazie anche alla barca di soldi guadagnati con "Giù al Nord", è l'insieme della pellicola a non convincere, provando a raccontare il passaggio epocale che all'inizio degli anni 90 vide nascere l'Europa. Basta frontiere, basta dogane, basta barriere, con le prime innovazioni tecnologiche che arrivavano a rivoluzionare il nostro modo di vivere la vita. Un momento storico che innegabilmente 'costrinse' l'Europa intera ad aprire le porte di casa agli 'stranieri'..........
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