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La scarsità di notizie che abbiamo sul poeta latino Lucrezio è sconcertante. Chi era? Dove visse? Chi conobbe? Di chi fu amico? Fece uso di afrodisiaci? Veramente morì suicida? Che rapporto ebbe con Cicerone? Cosa si ripropose scrivendo quel suo poema che i suoi contemporanei non potevano o non volevano capire perché stravolgeva il loro modo di vivere, e che molte generazioni successive cercarono di dimenticare? Cosa intendeva per Natura Creatrix? Cosa era per lui "la comune salvezza" in quel mondo romano da lungo tempo segnato da brama di potere, stragi e devastazioni? Sono interrogativi cui non sempre possiamo rispondere. Abbiamo il suo poema (De Rerum Natura, Sulla Natura). Ma sulla sua vita non sappiamo nulla. San Girolamo, ci dice che, impazzito per aver fatto uso di una bevanda afrodisiaca, dopo aver scritto "molti libri" curati poi da Cicerone, si uccise nel quarantaquattresimo anno di età. Ma fino a che punto è informato su di lui San Girolamo che visse circa quattrocento anni dopo di lui? Se, come è probabile, Lucrezio visse a Roma, deve aver conosciuto uomini come Cesare, Crasso, Pompeo, Cicerone, Attico, Clodio, Catullo, Sallustio, Pisone, Catone; e donne come Clodia (la Lesbia di Catullo), Servilia (il grande amore di Cesare), Quintilia (la delicata moglie di Licinio Calvo), Calpurnia (l'ultima moglie di Cesare). Ma deve pur aver avuto una vita sua, nell'intimità della sua casa. Sui grandi coetanei di Lucrezio il libro si attiene alle notizie molto ampie e quasi sempre attendibili date da autori antichi (Nepote, Svetonio, Plutarco, per citare i maggiori, e, soprattutto, Cicerone dell'Epistolario) ma, naturalmente, i loro rapporti con Lucrezio sono opera di fantasia. Altri personaggi (Euthymio, Aglaia, Neobùle, Eliodora) sono inventati. Ne deriva una vita romanzata dove però "il vero" psicologico può non essere lontano dal "vero" biografico.
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