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La nostra guerra non è mai finita
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La nostra guerra non è mai finita - Giovanni Tizian - copertina
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La nostra guerra non è mai finita

Descrizione


"Un corpo irriconoscibile abbandonato come un cane nelle campagne della Locride. L'interminabile, soffocante stagione dei sequestri di persona. E poi, nella nostra carne, le fiamme che divorano il mobilificio di nonno Ciccio, l'omicidio di mio padre. E nessun colpevole. Perché continuare a vivere in una terra che ripagava il nostro amore incondizionato con tanta spietata ferocia? Andarsene via, ovunque, purché lontano da Bovalino, fuori da quei confini diventati così angusti. Approdare in una città accogliente come Modena, nel tentativo di rimuovere, di dimenticare il passato, di trovare una normalità. Nascondendo a tutti, persino a me stesso, la rabbia e la sofferenza. E così ho fatto per tanto tempo, fino a quando, ormai ventenne, ho chiesto in lacrime a mia madre di guidarmi nel doloroso esercizio della memoria. Ho voluto sapere tutto di quella sera del 23 ottobre 1989, di quei colpi di lupara sparati contro la Panda rossa di mio padre. Dopo, per me è stato l'inizio di una nuova vita. Senza più vergogna, senza più sentirmi addosso gli sguardi di commiserazione della gente. Ma ricordare e raccontare sono atti troppo rivoluzionari, troppo scomodi per chi ha costruito il proprio impero sulla menzogna e sull'omertà. Intanto la 'ndrangheta aveva viaggiato più veloce di noi ed era già lì, nell'Emilia terra della Resistenza, a conquistarsi sul campo il predominio della criminalità organizzata e pronta a zittire le mie inchieste giornalistiche." (Giovanni Tizian)
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Dettagli

2013
15 marzo 2013
227 p., Brossura
9788804629238

Valutazioni e recensioni

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Max
Recensioni: 4/5

Tizian si conferma con questo libro oltre che coraggioso giornalista, raffinato e sensibile scrittore . Libro intenso, coinvolgente, struggente . La propria terra non si dimentica, ma la battaglia per la verità va combattuta fino in fondo .

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La recensione di IBS

"Di colpo avverto di non essere più un ragazzo. Papà ha bisogno di me e io sono lì per lui. Come accade con i genitori quando diventano anziani e noi gli restituiamo le cure che ci hanno aiutato a crescere."

Il padre di Giovanni Tizian non è diventato anziano. E l'aiuto che il figlio può dargli ormai è solo quello della verità. Giovanni è un criminologo, ma è anche giornalista. La sua professionalità è la giusta base da cui partire. E la sua ricerca di giustizia per un caso personale, diventa un racconto importante per tutti noi, perché Tizian allarga il suo campo visivo e vede altri crimini, dal Sud al Nord, dalle imprese locali alle grandi strutture nazionali, dal local al glocal, dalla Calabria a Milano e all'Europa.
Fatti, nomi, luoghi, riferimenti scomodi. Non ci sono veli in questo libro. La 'ndrangheta è mostrata per quello che è, senza addolcire quella pillola che non si riesce a ingoiare. Non a caso qualcuno ha paragonato l'autore a Roberto Saviano. Non a caso dal 2011 vive sotto scorta. Lui, come la sua famiglia, è in guerra contro ogni mafia.
"Il timbro dell'archiviazione è del novembre 1991. Ventun mesi di indagine e il caso dell'omicidio di Peppe Tizian ha trovato collocazione negli archivi umidi del tribunale. Ma davvero non c'erano indizi da seguire?" Un fatto è incontestabile: il padre di Giovanni Tizian è stato vittima, nell'ottobre del 1989, di un'esecuzione di stampo mafioso. È stato ucciso in un agguato con un fucile a canne mozze dalla matricola abrasa.
Indagini svolte in modo incompleto, mancanza di professionalità, appunti investigativi importanti che rimangono senza seguito, depistaggi, pentiti che non vengono presi in considerazione: è la storia di tante, troppe morti che non trovano un colpevole, è un susseguirsi di fatti che si ripete, quasi fosse un collaudato copione da seguire. Giuseppe Tizian, un uomo tranquillo, separato dalla moglie ma in ottimi rapporti con lei e con il figlio, lavorava nella filiale locale del Monte dei Paschi di Siena, gestendo sì i rapporti con la clientela, ma non con un ruolo particolarmente importante. Chi ha infastidito e perché?
Rimbombano nelle testa tanti collegamenti. La cronaca non ci lascia riposare un attimo. E nelle pagine dei quotidiani ritroviamo i medesimi riferimenti tutt'altro che casuali a fatti, cose, luoghi e persone: Locride, Monte dei Paschi, Buccinasco, Bovalino, Rosarno, politici di livello nazionale, 'ndrangheta... C'è qualche boss che nelle intercettazioni emerse in questi giorni afferma che "la ‘ndrangheta non c’è più, è rimasta la massoneria", e questa potrebbe solo apparentemente sembrare un'altra storia. Infatti Tizian ci svela proprio l'aspetto dell'organizzazione criminale verticistica di stampo massonico in alcuni illuminanti passaggi del libro.
Torniamo alle indagini sull'omicidio di Peppe Tizian. Riciclaggio di denaro sporco nelle filiali del Monte di Paschi di Locri e Bovalino? Un filone investigativo seguito dagli inquirenti sin dai primi momenti è proprio questo. "Chi opera in terra di 'ndrangheta - scrive Tizian - sa anche che ci sono regole non scritte da rispettare [...] Difficile, molto difficile barcamenarsi." Una vendetta nei confronti della famiglia della moglie, proprietaria di una fiorente ditta di mobili da cucina ospitata in un capannone alle pendici dell'Aspromonte, che non vuole cedere la fabbrica né pagare il pizzo? In fondo c'era il precedente dell'incendio doloso e alla morte di Tizian segue il fallimento della Fonti Cucine... E se invece si trattasse di un omicidio d'onore per mano mafiosa? La foto di una donna bionda sposata con un gioielliere di Siderno - va ricordato che i genitori di Giovanni erano separati - trovata in un cassetto darebbe adito anche a questa eventualità. Ma il marito della donna non sarà mai neppure interrogato.
Queste sono le premesse. Le piste investigative si arenano spesso per inerzia e non perché non ci sia motivo per proseguire nella verifica dei fatti, nei controlli, negli interrogatori. Chi ha ucciso Peppe Tizian? E, soprattutto, perché?
Una storia vera che - potremmo dire "purtroppo" - appassiona. Forse la scrittura (come sempre accade in questi casi) è un po’ rallentata dai tanti (giusti) riferimenti a indagini e processi, ma malgrado ciò rimane avvincente. Il libro è un ritratto drammatico, impietoso di quella terra che le mafie hanno distrutto sotto tutti i punti di vista. La pervasività delle 'ndrine è descritta con una efficacia disarmante. L'omicidio del padre è un punto di partenza per parlare di appalti, subappalti, assunzioni, pizzo, materiali, rifiuti, servizi... tutto con i debiti riferimenti alle inchieste della magistratura.
"Cristo si è fermato a Eboli è una triste verità ancora attuale", scrive Tizian. Ma c'è un'altra verità sempre più attuale: è l'Italia intera che si sta arrendendo al potere mafioso. E questo libro la documenta drammaticamente.

A cura di Giulia Mozzato

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Conosci l'autore

Giovanni Tizian

1982, Reggio Calabria

Giornalista, scrive per «L'Espresso» e ha collaborato con «La Repubblica». Suo padre, Peppe Tizian, un funzionario di banca che non si è piegato al malaffare mafioso, viene ucciso a colpi di lupara la notte del 23 ottobre 1989, a Locri. Un delitto rimasto impunito su cui Giovanni ha in seguito indagato.Da allora la famiglia Tizian ha lasciato la Calabria per trasferirsi in Emilia. Laureato in criminologia presso l'Università di Bologna, ha iniziato pubblicando su «La Gazzetta di Modena» le sue prime inchieste, con cui nel 2012 ha vinto il Premio per i giornalisti di provincia "Enzo Biagi". Ha collaborato con il mensile «Narcomafie» e il portale Stop'ndrangheta.it Sempre nel 2012 gli sono state assegnate la menzione speciale al "Premio...

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