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nulla da dire... come trama e intreccio è il capolavoro di dickens
Come si fa a dare tre stellette a un romanzo di Dickens? È una questione di relatività: se se ne danno cinque, mettiamo, a Dombey e figlio, a qualcun altro si deve ridurre il proprio giudizio per evidenziare le differenze. Sono tre “Stellette Dickens”, ognuna delle quali va perlomeno raddoppiata per confrontarle con tutte le altre. Posto che la descrizione dei bassifondi del Tamigi ci lascia l’umido nelle ossa, posto che la miriade di personaggi (dagli sconclusionati medio alto borghesi, fino ai perfidi di varia gradazione, e ai buoni timidi od orgogliosi) è al solito irresistibile, questo romanzo difetta di abbondanza: troppi personaggi, troppe storie che si intersecano, troppo intreccio (troppe note, direbbe l’imperatore Giuseppe II), che ci fa sospettare che Dickens non sia completamente a suo agio quando punta alla quantità: si trova tra le mani un ribollire di storie senza riuscire a rinchiuderle in una sintesi del tutto efficace. Due esempi. Il punto centrale, su cui ruota tutta la vicenda, è un nome gettato là nelle prime pagine e mai più citato per le successive centinaia, obbligandoci, quando si ripresenta, a ritornare a ricercarlo in modo affannoso (oppure, se pusillanimi, a ricorrere all’aiuto in rete). Il colpo di scena finale, che mette tutte le cose a posto, riprende un tema analogo di Martin Chucczlewit, qui svolto in modo un po’ troppo macchinoso per risultare parimenti efficace.
Altra massima della letteratura vittoriana ed inglese che rientra nel sentimentalismo della produzione dickensiana, in cui ci si trascina nel fango, nella crudeltà, nell'indecenza per riassumere un fatto realmente accaduto all'autore, alla sua famiglia che, come anime dannate e alla deriva, furono squarciati e dilaniati da piccoli fasci di luce che ne risaltano le tenebre. Dickens non si discosta dall'idea di tristezza o rammarico che suscitano le sue pagine. Qualunque forma di gioia o contentezza è un soffio di vento che a malapena si riesce ad avvertire. Ne consiglio la lettura.
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