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Un bel libro, che concilia col mondo delle poesie.
Alla sua seconda pubblicazione dopo otto lunghi anni di distanza, Evelina De Signoribus ci regala un altro libro di grande valore e il cui titolo sinestetico "Le notti aspre" sembra voler continuare un discorso poetico iniziato con il libro d'esordio intitolato "Pronuncia d'inverno". La stagione prescelta è la stessa (il periodo gelido invernale), la struttura formale dei testi anche (prevalenza assoluta di poesie come madrigali), quello che appare cambiato è invece l'ancor più solido legame riconoscibile fra poesia precedente e poesia successiva, fra sezione introduttiva e sezione conclusiva, frutto di una maturazione compositiva capace di ordinare nella maniera più compatta un lavoro creativo iniziato nel 2010 e conclusosi nel 2016. In apertura di libro l'autrice espone una sintetica spiegazione sul perché dei titoli delle singole sezioni e su quale linea generale di pensiero l'intero libro intende concentrarsi. Ebbene, figura portante della prima sezione è il mondo animale in tutti i suoi aspetti più autentici e selvaggi, subito accompagnata da una seconda sezione incentrata sul tema della perdita e le rispettive conseguenze. Se "Confluenze", la quinta sezione, vuole riunire tutte le sezioni precedenti, è nella quarta sezione che le notti aspre entrano in azione con l'avvento della Caccia Selvaggia, quel periodo finale di ogni anno in cui avverrebbe la liberazione dall'oltretomba delle anime dei morti, pronte a bussare, secondo l'originale prospettiva dell'autrice, ai vivi con l'eterna speranza di rinascere. Nel persistente predominio di inquietudini e inabissamenti, questo libro vuole affrontare faccia a faccia le notti per farne uscire i punti deboli e trasformarli in luce: un tentativo lodevole ed eroico che ha il dolce sapore del fascino del dubbio.
Secondo libro di poesie che leggo di quest'autrice. Molto bello, soprattutto dalla seconda sezione in poi.
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