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Uno spaccato di storia partigiana nel cuore dell’Appennino: amori, passioni, violenze, ingenuità e furbizie il tutto in salsa contadina. Tutto sommato un affresco ben riuscito che riesce ad appassionare il lettore alle intense e complesse vicende dei numerosissimi personaggi. Ottima l’ambientazione con una puntuale ed coinvolgente descrizione dei luoghi.
Manca qualcosa per rendere questo libro, un grande libro. Forse, nell'affollarsi dei personaggi che si perdono, si incontrano, si diramano, si intrecciano, si perde in qualche punto l'incisività di stati d'animo, descrizioni, momenti, forse troppo approssimativi. Dopo avercela fatta amare, che fine fa Zoraide? La sua improvvisa uscita di scena sicuramente sarà stata una scelta meditata e soppesata, ma è come se fosse strappata al romanzo da un'inutile dimenticanza. Sembra quasi che prima o poi, tu la riveda spuntare da qualche parte del libro, fino alle pagine finali, dove scopri che non ne farà proprio parte. E ti chiedi perchè ad un personaggio simile, centrale nella prima parte del romanzo, non sia riservato nemmeno un accenno di poche righe che la accompagni verso la porta del "the end". Bella l'idea del romanzo corale, ma a volte ha il difetto di trattare "troppo" e "tutto e subito". Vorresti magari respirare un po' di piu' l'aria nottura nella Falera, i muri umidi del convento, i boschi attraversati, i bicchieri di vino grondanti di colpe e sensualità tra Solidea e Olaf. Vorresti forse, che l'occhio acuto dello scrittore, come un binocolo, dal macro sapesse passare al micro e ci restasse per qualche momento. Grande affresco corale, grande libro comunque, grande testimonianza sulla lotta e resistenza Partisana, combattuta casa per casa, vita per vita, tra calanchi, vette e improvvisi prati scoperti. Niente è risparmiato e tutto è coinvolto, in una sfumatura di bianco, nero e grigio, perchè tutti siamo vittime e carnefici, tutti siamo mescolati in questa grande cartolina color seppia che ha il sapore della STORIA. Si fa un po' fatica all'inzio a stare sempre dietro ai numerosi luoghi e personaggi, poi si finisce per farli propri, amarli, morire con loro, con le bocche piene di sangue e di fango. Lo consiglio... e spero vivamente che Silvia ci delizi con qualche altra storia ambientata all'epoca del fascismo. Nell'attesa, andro' a comprare "Il vicolo verde".
Libro dove veramente si riescono a cogliere il senso,il coraggio ma anche le tante vicissitudini della lotta partigiana nell'Appannino Tosco Romagnolo.
Recensioni
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