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di grande spessore, anche se alcune tesi potevano essere ulteriormente chiarite e dimostrate, stupisce la capacità di addentrarsi in labirinti tematici ai confini del dicibile e del pensabile, ciò richiede un lungo esercizio di analisi teoretica e soprattutto un'acuminata capacità di astrazione
Una raccolta di lezioni, incontri, lungi articoli, con cui l'ultimo Pareyson ha cercato di dar forma alla sua ultima fatica, un'ermeneutica dell'esperienza religiosa, al fine di sottrarre dalla metafisica logico oggettivante il Dio vivente, il male, la caduta, la storia temporale dell'uomo trasfigurata nella sofferenza e resurrezione del Verbo incarnato, il giudizio e l'apocatastasi. Dio, nella sua autooriginazione (Dio prima di Dio, che si sceglie e diventa positività scelta e non semplice fondamento), è libertà di scelta contro il nulla e il male, che però persiste in Dio come possibilità vinta, che di fatto viene scelta e realizzata dalla libertà dell'uomo, il quale fa precipitare con sé tutto l'universo creato nel male e nella sofferenza. Una sofferenza che coinvolge anche Dio, che da sempre si assume liberamente il fardello dell'umanità per poterla rialzare e liberarla dalla propria colpa, trasformando la sofferenza universale in espiazione salvifica, in incontro tra Dio e l'uomo e ogni singolo uomo, a qualunque età. Non è dialettica necessitante, non è nichilismo o alleggerimento dell'essere, ma libertà tragica del divino e dell'umano nei confronti del nulla, attraverso anche la rivisitazione della libertà di Schelling e del Nulla di Heidegger. Se vogliamo, un'esplorazione dell'Altro Inizio della filosofia, così come è prospettata nei Beiträge di Heidegger, ma in un senso più ebraico-cristiano che greco. L'accostamento infatti non è tra l'essere il nulla e gli enti, ma tra la libertà e il nulla, in Dio, che diventa così il Dio prima di Dio, ancipite, e l'uomo, che diventa così rapporto costitutivo con la trascendenza. Opera ardita, vertiginosa, non sempre all'altezza del suo compito (talvolta gli accenti, pur sullo stesso tema, sono meno acuminati , anche se a suo favore va detto che si tratta di scritti in momenti diversi e qualche volta relativamente distanti), ma certamente un fuori classe nella filosofia italiana dell'ultimo quarto del Novecento.
Un testo che offre spunti di riflessione molto interessanti, soprattutto per chi si muove in un orizzonte giudaico-cristiano ed è interessato alla filosofia della religioni, del sacro e dei simboli.
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