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«Ora, invece, tutto lo interessa e lo riguarda perché ha la scrittura, ha uno strumento, ha gli occhi, una bocca, uno stomaco per mangiare e guardare la realtà. Le città e i paesaggi. Per tutto questo solo ora ritrova nei confronti del mondo esterno quella stessa curiosità che aveva nella fanciullezza.»
Alcuni elementi-chiave ritornano sistematicamente, leggendo le numerose pagine critiche dedicate a questo scrittore italiano, consultando i siti a lui dedicati (primo fra tutti quello del Comune di Correggio), riaccostandosi alle pagine stesse di Tondelli (sempre con rinnovata emozione), ed esplodono prepotentemente così da costringere a riparlarne, anche se può apparire ripetitivo.
Prima di tutto il linguaggio e lo stile. Dai primi racconti di Altri libertini, a Pao Pao, a Rimini, a Camere separate la progressione e la differenziazione del linguaggio e dello stile è davvero notevole. E così emerge «il sound del linguaggio parlato, l'emozione del linguaggio parlato», duro e impietoso nei primi racconti, in cui il narrare ripercorre suoni e modalità espressive del racconto orale e la storia procede per dilatazioni e concentrazioni talvolta imprevedibili, ma sempre perfettamente coerenti. Quindi la sperimentazione dei generi cosiddetti "di consumo" in Rimini, l'uso di un linguaggio volutamente ricco di luoghi comuni e banalizzazioni, del tutto rispondenti a quel luogo del divertimento e del vano che è il centro geografico del romanzo. Oppure, come in Pao Pao, l'assimilazione del gergo, del linguaggio giovanile che spesso arriva ad assumere toni di contenuta comicità, funzionale comunque alla costruzione di una identità di gruppo che si contrappone all'anonimità asettica delle istituzioni. Le testimonianze quasi liriche dei Biglietti agli amici, tensioni intime e devastanti che in un linguaggio fortemente emotivo lacerano anche il lettore. Infine in Camere separate la scrittura che si allarga e sprofonda negli abissi dell'angoscia e in barlumi di speranza, la parola come ricerca di sé, come possibilità problematica di comunicare e di relazionarsi, con la consapevolezza della solitudine e la salvezza nella scrittura.
Altro tema ricorrente è quello della diversità e dell'emarginazione, che può essere raccontata come inesorabile e irreversibile, o come quasi gioiosa capacità di costruire identità collettive autonome dal grigiore circostante, oppure come dolore rabbioso e impotente, ma consapevole della necessità della sua rappresentazione in funzione pedagogica (dirà Tondelli rivolgendosi a Wanda Gherpelli, maestra elementare di Correggio, in una lettera: «Tu non lo crederai ma - che lo abbia voluto o meno - ho fatto del bene e portato a molti "emarginati" che mi hanno scritto e cercato in tutti questi anni la forza di cercare un riscatto umano, la volontà di essere se stessi al di là dei giudizi della gente.»)
E infine l'importanza dei luoghi, la collocazione geografica che alterna le grandi metropoli europee, mete fisse dei viaggi giovanili da vent'anni a questa parte (Amsterdam, Barcellona, Berlino, Parigi, Londra), alla provincia emiliana, vero luogo dell'anima capace tanto di rievocare l'infanzia e quanto di espandersi nella riflessione più ampia, operando un bagno di realtà, di identità, di concretezza. E l'importanza che l'Emilia, e Correggio in particolare, abbiano nell'opera tondelliana è indiscutibile. Paesaggi, suoni del dialetto, atmosfere, abitudini di vita e di rapporto, tutto ciò è legame, sicurezza, vita, anche se l'eccesso di amore viene sempre duramente pagato («Non mi piace affezionarmi alle persone e alle cose e alle stanze, ci rimetto troppo»), ma è sostanzialmente rifugio: «È forse per questo che l'altra sera, stando malissimo, riusciva [parlando di sé in terza persona in Biglietti agli amici, ndr] a intravedere come forma di desiderio soltanto un quieto immaginario famigliare, Correggio, la sua casa, la casa dei suoi genitori».
A cura di Wuz.it
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