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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2016
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Ad ogni pagina la domanda che emerge è la seguente: "Ma quando si parla di tecnica?" Galimberti mostra grande erudizione ma priva di qualsiasi finalità. In questo testo prolisso, pieno di capitoli brevissimi che spesso non presentano alcun nesso logico,si parla di anima, tragedia, epistemologia,antropologia, biologia razionalità, antropologia, psicologia, insomma di tutti i temi possibili immaginabili tranne quelli che il lettore interessato al complesso tema della tecnica si aspetterebbe. La vera presa in giro al lettore è il sottotitolo "l'uomo nell'età della tecnica". Dopo 200 pagine lette attentamente ho provato a fare una sintesi mentale, ma niente! Nessun filo conduttore, nessuna organicità.
Che fatica leggere questo libro! La tematica è indubbiamente interessante, ma condivido l'opinione che il testo sia alquanto prolisso. Volete il riassunto? Eccolo: la tecnica non è più un mezzo per raggiungere gli scopi dell'uomo, bensì è diventata lo scopo di ogni iniziativa. Vi ho risparmiato oltre 700 pagine di variazioni su questo tema. Nonostante tutto do un voto alto per l'impegno profuso dal Professore (con la p maiuscola, naturalmente).
Il libro di Galimberti offre un'analisi dettagliata del ruolo che la tecnica ha assunto in tutti i campi della nostra vita, fino a diventare totalizzante. Nel suo pessimismo di fondo, l'autore presenta un excursus storico che partendo dalla Grecia antica si snoda fino a Nietzche ed Heidegger con un'ampia serie di interessanti citazioni. Unico difetto, l'eccessiva ripetitività di aluni concetti (alcune citazioni sono riproposte un pò troppo spesso). Consigliato a chi ama la filosofia e anche a coloro che con troppa disonvoltura investono l'agire tecnologico del ruolo di guida sicura dell'umanità.
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