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Grandissima Tilda Swinton,film che mi ha lasciato stupefatta: le angoscie di una neo-mamma e i problemi di un adolescente.
È un libro sulla natura ambigua della maternità, sulle contraddizioni che la abitano, sulla forza distruttiva dei conflitti di cui si compone. Eva, donna intelligente e realizzata, scrive al marito Franklyn una serie di lettere, nel tentativo di ricostruire il sentimento che la lega al primogenito Kevin e capire, così, quando e perché è cominciato tutto. La donna rende pubblici territori privati, rimuove la superficie smaltata delle relazioni familiari e alla fine di questo lungo viaggio, attraverso il graduale mutamento di colori e toni del suo paesaggio interiore, arriva lì, dove la coscienza è uno specchio in cui scorgere una verità e, forse, una responsabilità indicibili. Una madre mette un figlio al centro del proprio mondo ridefinendo l’asse, i confini e la geografia delle sue relazioni; a volte però, come per Eva nei confronti di Kevin, questo nuovo assetto è un mutamento psicologico in sottrazione. Così Kevin cresce senza l’impronta dell’amore materno e questo mancato contatto, fisico ed affettivo, lo priverà di un’impalcatura emotiva su cui stratificare ogni sentimento a venire. La mancata curvatura di Eva su Kevin, quell’orbita materna solo accennata, fermerà tutto quello che lo muove dentro. Che lo muove dentro e verso l’altro. Dentro Kevin c’e’ sempre stato il buio ed è lì che la tragedia, non vista, ha preso forma. Ed è sempre lì che, con un gesto estremo (con cui raggiungere, finalmente, il centro di quell’orbita materna) Kevin farà precipitare Eva, costringendola a posare lo sguardo sull’unico altrove che i suoi occhi non hanno mai desiderato raggiungere. I suoi occhi negli occhi di Kevin, ad esplorare quel nulla che proprio lei ha generato. Consigliatissimo.
Adattando l’omonimo romanzo di Lionel Shriver, la regista riesce ad andare molto oltre realizzando un’opera potentissima, complicata e curata nei minimi dettagli. Va detto che è un film difficile, sia per la pesantezza dei temi trattati, sia perché bisogna vederlo e rivederlo per cogliere al meglio tutti i dettagli. La narrazione non è lineare ma totalmente discontinua e frammentata dai vari flashback. L’atmosfera che permea il film è quasi allucinatoria, onirica. È come se fossimo all’interno di un incubo della protagonista che ricorda e rivive alcuni dei momenti fondamentali del suo rapporto con Kevin. In questo viaggio dentro alla mente di Eva sono presenti molti elementi simbolici a cui fare attenzione. È indubbio il fatto che sia realizzato con una cura maniacale per i particolari, da ogni punto di vista. Il sonoro, il montaggio, la regia sono tutti studiati per creare un’esperienza unica: un viaggio all’interno della mente della protagonista. Gli attori regalano delle performance straordinarie, soprattutto Tilda Swinton qui alle prese con quella che forse è la sua migliore interpretazione di sempre.
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