L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (1)
È un'opera più prudente e complessa della precedente Le origini etniche delle nazioni (tradotta nel 1998), rispetto alla quale Smith ammette elementi di revisione. L'uso della storia è diverso: là si ricorreva a dati fondati su letture non sempre fresche facilmente smentibili, qui il passato serve per definire categorie che sono dichiaratamente socio-politiche nella prospettiva etnosimbolica che è propria dell'autore, ancora impegnato a contestare l'idea "modernistica" secondo cui le nazioni sarebbero frutto di "invenzioni" successive alla Rivoluzione francese. Smith invita a non confondere il nazionalismo (che si può postdatare) con il concetto di nazione, comunità umana che coltiva memorie e tradizioni. Nel corso del tempo concorrono a definirla in modo variabile i tre modelli identitari del titolo: la gerarchia (si manifesta nell'aggregato umano la volontà divina); l'alleanza fra membri di un popolo (tipica dell'antica Israele); la repubblica (dalle città greche alla Roma in espansione). Dal disfacimento dell'impero d'Occidente, nel tardo medioevo, nascono stati in cui la componente dinastica (anch'essa gerarchica) fa gradualmente filtrare i suoi valori dalle élites verso il basso. È soprattutto la Riforma del XVI secolo a dare forza al principio dell'alleanza, con un più facile e largo coinvolgimento sociale in funzione antipapale e in parte antiimperiale. Il modello repubblicano, ben interpretato dalle città-stato italiane e dalle comunità svizzere, in altri orizzonti politici è punto d'approdo di percorsi più tortuosi. Questo tipo di formalizzazione, evidentemente molto astratto, si deve prendere così com'è. Non ha senso né accettarlo in toto né contestarlo in singoli passaggi: rileviamo soltanto che il peso della territorialità, pur evocato, non è qui né ben storicizzato né sufficientemente valorizzato.
Giuseppe Sergi
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore