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Anno edizione: 2016
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Era il 13 settembre 1995 quando assistetti per la prima volta ad un live show dei Rancid che in quell’occasione salirono sul palco della storica discoteca Rainbow di Milano per l’unica data italiana del tour che seguiva la pubblicazione del loro seminale terzo album. Non appena la band di Oakland ebbe attaccato con «Roots Radicals», il club di via Besenzanica, un piccolo locale seminterrato affollato all’inverosimile, si trasformò in un’autentica bolgia, con l’intero pubblico impegnato a pogare in maniera forsennata per tutta la durata del concerto. L’atmosfera era talmente satura e infuocata che ogni tanto m’inerpicavo sulla spalliera di un divano addossato alle mura perimetrali per rubare un refolo d’ossigeno. Alla fine dell’esibizione fui uno degli ultimi spettatori a lasciare il locale e ricordo vividamente come l’intero piancito fosse ricoperto da uno spesso strato di sudore. Credo che questo piccolo aneddoto introduttivo di carattere personale sia in grado di rappresentare al meglio l’anima torrida e selvaggia e l’energia contagiosa che il combo californiano è in grado d’infondere nel proprio pubblico, nonché l’attitudine complessiva che ne caratterizza l’intera produzione e, nello specifico, il disco che mi accingo a recensire. «…And Out Come the Wolves» (Epitaph, 1995) si compone di 19 veloci tracks che, pur risultando spesso molto accessibili, valgono a confermare l’identità rocciosa, ribelle ed anticonformista del gruppo composto dai chitarristi-cantanti Tim Armstrong e Lars Frederiksen, dal bassista Matt Freeman e dal batterista Brett Reed. I Rancid confermano qui la propria indole street punk e hardcore, ma, sulla scia dei Clash, la irrorano in maniera sempre più cospicua di robuste dosi di skacore e di una contagiosa vena melodica. «Maxwell Murder» offre un’apertura di grande impatto e uno splendido assolo di basso; «Time Bomb», «The 11th Hour», «Roots Radicals» rappresentano il nucleo skacore dell’album; «Olympia, WA» è percorsa da un fantastico riff.
Capolavoro dei Rancid,influenze ska e reggae mischiate col loro tipico sound punk rock.All'epoca li chiamavano i Clash degli anni 90. Un pezzo sing a long dopo l'altro, Ruby Soho, Time Bomb, Roots radicals, Journey to the end....
Recensioni
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