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Anno edizione: 2002
Anno edizione: 2002
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
In primo luogo qualche considerazione sulla forma. Come esplicitato sin dal sottotitolo, questo volume di circa trecento pagine è una lunghissima intervista o, meglio, conversazione tra Domenico De Masi, sociologo del lavoro di fama internazionale e la giornalista Maria Serena Palieri. E la forma dialogica, al di là del nobile rimando al metodo del dialogo filosofico socratico, rende la lettura molto scorrevole, grazie anche alla brillantezza dello stile di De Masi e alle domande talora pungenti di Palieri. In secondo luogo qualche indicazione sul contenuto. Dopo aver ripercorso a grandi tappe l'evoluzione dell'economia e, in particolare, del lavoro umano dalla preistoria ad oggi nei primi capitoli (che rappresentano a mio avviso la parte migliore del testo), nella seconda metà del volume De Masi illustra le proprie proposte per affrontare alcuni problemi oggi molto sentiti quali la disoccupazione, lo sfruttamento del lavoro e, soprattutto, l'insoddisfazione legata alla propria vita lavorativa. Il concetto-chiave della proposta è quello di "ozio creativo". Secondo De Masi è necessario trasformare radicalmente il nostro atteggiamento nei confronti del lavoro per far sì che da fardello da sopportare, fagocitatore di tempo libero e fonte di stress e di alienazione diventi una componente quantitativamente minoritaria dell'esistenza individuale e un'occasione di realizzazione personale e di crescita della società. Ma come? In vari modi, ma soprattutto abbattendo gli steccati che ora dividono lavoro, studio e gioco per fare di queste tre attività apparentemente diverse un unico momento creativo e avendo il coraggio di eliminare molti tabù tradizionali relativi alla gestione del tempo individuale, della famiglia e dei luoghi di lavoro. Una lettura davvero molto stimolante, provocatoria e gradevole, puntuale nella ricostruzione storica e ricchissima di riferimenti ad altri autori. "Chi non dispone di due terzi della sua giornata è uno schiavo." (F. Nietzsche)
Non sono d'accordo sulla dicotomizzazione "vecchio-nuovo" secondo me eccessiva: una scrivania funzionale è importante quanto un materasso comodo, un quadro è importante quanto un tornio, l'ozio creativo non è intrinsecamente superiore alla frenesia metropolitana e una facoltà universitaria che prepara alla professione è importante quanto una che prepara alla vita; a proposito, a dire il vero non ne ho ben compreso la differenza. A parte questa e poche altre divergenze, sicuramente un'ottima lettura da non perdere e che consiglio. 5 stelle con lode.
Ho terminato la lettura di questo splendido saggio introduttivo sulla societa' post-industriale.Fa riflettere,molto. Da almeno un paio di anni sentivo ilmalessere di questa societa' semprepiu'improntata al lavoro,solo e sotanto lavoro. Senza leggere alcun testo in materia, avevo iniziato a riflettere sull'importanza del tempo libero, delle passioni e delle personali attitudini.Piu' riflettevo e piu' mi rendevo conto che tutto cio' mi allontanava dal percorso intrapreso: gli studi di legge.Ora a 26 anni, con una laurea in legge, ancora piu' rifletto su come impostare la mia vita,dedicando meno tempo al lavoro,ma aumentandone la qualita'; e nello stesso tempo coltivando le mie attitudini per il disegno,lo spot la cura dell'alimentazione ecc. Diciamo quindi che ,ragazzi, riflettete sui cambiamenti che devono avvenire nella societa'.E' di fondamentale impotanza. Leggete questo libro.
Recensioni
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