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I paesaggi invisibili - Gaia Redaelli - copertina
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I paesaggi invisibili - Gaia Redaelli - copertina

Descrizione


La nozione di paesaggio è sempre più presente nel vocabolario di diverse discipline e in particolar modo in architettura. Si tratta solo di un tentativo di riavvicinare l'artificio a una natura compromessa o è possibile riscoprire nel paesaggio un riferimento progettuale che si renda interprete della complessa realtà osservata che l'architetto è chiamato a trasformare" Se la nozione di contesto non sembra esprimere oggi la capacità di identificare un luogo in cui sviluppare il tema di progetto, l'ambiguità del termine paesaggio - oscillante tra soggetto e oggetto, tra valore estetico e scientifico, tra rappresentazione e conoscenza, tra immagine e realtà - apre ai possibili significati che corrispondono alla complessità dell'architettura odierna. Lo sguardo alle avanguardie artistiche e all'opera dei pionieri moderni - Le Corbusier, Aalto e Mies van der Rohe - che pur assumono l'implicazione paesaggistica in modo trasversale, pone le basi a una ridefinizione del concetto di paesaggio come materia operabile dell'architettura, riconoscibile nell'opera dei progettisti portoghesi interprellati. In tre conversazioni con l'autrice, João Luis Carrilho da Graça, Álvaro Siza ed Eduardo Souto de Moura reinterpretano la propria opera attraverso la focale del rapporto tra progetto e paesaggio, facendo emergere interazioni differenti in un confronto a distanza tra loro e con i pionieri della Modernità. Paesaggio quindi come "invenzione della realtà" che, come nel progetto di architettura, cerca di stabilire strutture di relazione e di significato - fisiche e concettuali - nel contesto caotico della realtà e della memoria, attraverso cui selezionare la complessità osservata che si proponga come paesaggio possibile: ovvero, un "paesaggio invisibile" che si costituisca come luogo di ricerca del progetto contemporaneo.
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Dettagli

2007
15 novembre 2007
225 p.
9788838741241

La recensione di IBS

La nozione di paesaggio è sempre più presente nel vocabolario di diverse discipline e in particolar modo in architettura.Si tratta solo di un tentativo di riavvicinare l'artificio a una natura compromessa o è possibile riscoprire nel paesaggio un riferimento progettuale che si renda interprete della complessa realtà osservata che l'architetto è chiamato a trasformare?Se la nozione di contesto non sembra esprimere oggi la capacità di identificare un luogo in cui sviluppare il tema di progetto, l'ambiguità del termine paesaggio - oscillante tra soggetto e oggetto, tra valore estetico e scientifico, tra rappresentazione e conoscenza, tra immagine e realtà - apre ai possibili significati che corrispondono alla complessità dell'architettura odierna.Lo sguardo alle avanguardie artistiche e all'opera dei pionieri moderni - Le Corbusier, Aalto e Mies van der Rohe - che pur assumono l'implicazione paesaggistica in modo trasversale, pone le basi a una ridefinizione del concetto di paesaggio come materia operabile dell'architettura, riconoscibile nell'opera dei progettisti portoghesi interprellati.In tre conversazioni con l'autrice, João Luis Carrilho da Graça, álvaro Siza ed Eduardo Souto de Moura reinterpretano la propria opera attraverso la focale del rapporto tra progetto e paesaggio, facendo emergere interazioni differenti in un confronto a distanza tra loro e con i pionieri della Modernità.Paesaggio quindi come "invenzione della realtà" che, come nel progetto di architettura, cerca di stabilire strutture di relazione e di significato - fisiche e concettuali - nel contesto caotico della realtà e della memoria, attraverso cui selezionare la complessità osservata che si proponga come paesaggio possibile: ovvero, un "paesaggio invisibile" che si costituisca come luogo di ricerca del progetto contemporaneo.

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