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Non vedo perché il figlio di un docente non possa essere docente al di fuori dell' ateneo del padre, se è bravo. Perché i docenti universitari devono battersi affinché i loro figli che sono fuori a lavorare, come tanti altri figli bravi, forse anche più di loro, ma i cui padri non sono docenti, devono tornare a Messina? Credo esistano battaglie molto più nobili e nobilitanti di questa da combattere e credo anche che chi possiede veramente un talento riesce ad emergere ovunque. Ma ancora di più credo che una volta che un talento va all'estero, difficilmente fa ritorno in Italia per vincere il concorso nell'ateneo dove insegna il padre, accontentandosi di un ruolo che, in teoria, gli dovrebbe andare stretto, date le sue competenze. Secondo i dati rilasciati dal sistema pubblico nazionale di valutazione della qualità delle Università e degli Enti di ricerca, nel periodo che va dal 2004 al 2010, l'ateneo peloritano è risultato essere all'ultimo posto, per la ricerca, tra gli 80 atenei italiani e rischia addirittura la bancarotta, così come altre sventurate università italiane che adottano gli stessi meccanismi di selezione e reclutamento di "eccellenze". Il risultato di questo stato di cose è che mentre i nostri migliori cervelli vanno ad arricchire le università veramente meritocratiche degli altri paesi, con le loro competenze che, essendo autentiche, riescono a mettere a frutto anche se non sono figli di nessuno, rendendole così sempre più prestigiose e all'avanguardia, noi arretriamo irreversibilmente, accontentandoci di quello che ci viene imposto da un sistema clientelare di stampo politicante-massonico o, in altri termini, di una mediocrità che ovunque - tranne che in Italia - con tutta probabilità è stato o sarebbe stato scartato al primo turno. Tristezza assoluta.
Il titolo prometteva molto meglio. E' un libro piuttosto noioso, lento, un copia e incolla di molti fatti riportati sulle cronache o in sentenze. Lo stile non è dei migliori. A volte ripetitivo non riesce a catturare l'attenzione del lettore su un tema così importante. Peccato.
Un aggiornato elenco di schifezze accademiche, con alcune chicche davvero inedite, come la storia della consorteria del Diritto Pubblico che si spartisce cattedre e posti nei cda di una famosa casa editrice, oppure la macchina diagnostica universitaria pagata con i soldi delle collette di beneficenza e parcheggiata nella clinica del professorone di turno. Ma di storie ce ne sono davvero tanto e sono gustosissime Gabri
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