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Un racconto che corre sul filo delle memorie d'infanzia e dell'apprensione «siciliana», con la figura di Luigi Pirandello in controluce.
«La madre cominciò a parlare di presentimenti. Temeva che suo padre potesse morire mentre era lontana e decise che doveva assolutamente raggiungerlo». Con questa frase viene a cristallizzarsi, in questo racconto di Maria Luisa D'Amico, il motivo dell'apprensione che fin dalle prime pagine indefinibilmente lo domina; quell'apprensione «siciliana» di cui Brancati ha saputo darci sottili rappresentazioni ed analisi. Se poi aggiungiamo che il «padre» per cui si è in apprensione è Luigi Pirandello, meglio s'intende la particolarità di queste memorie d'infanzia, il loro intridersi di angoscia pur nello splendore dei «verdi paradisi», le tante dilacerazioni e i tanti smarrimenti che registrano. Anche se, mai nominato, pochissimo vi è presente, è la grande ombra di Pirandello che domina, al di là della quieta scrittura, questi inquieti e inquietanti ricordi.
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