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Non tutti possono permettersi di avere ospiti come Billy Gibbons degli ZZ Top, Larry Mullen Jr. degli U2 e Roger Glover dei Deep Purple. Ma quando il principe dello shock-rock fa un album dopo sei anni, accorrono tutti.
Il ritorno del piu` grande bevitore di Hollywood, precursore dell’estetica metal e della mania delle rockstar per uno sport noioso come il golf (che in realta` piace alle rockstar proprio perche´ e` noioso e li costringe a concentrarsi a lungo su qualcosa che non sia l’alcol) e` il suo album numero 27 e si intitola Paranormal: dodici pezzi piu` tre con i membri originali della Alice Cooper Band.
Rock-metal che va via dritto, muri di schitarrate distorte e assoli, canzoni come racconti da uno strip club sul Sunset Boulevard, da Fireball a Fallen in Love a Holy Water e la rivendicazione di quella stranezza che da sempre lo guida.
E` grande soprattutto il modo in cui Alice Cooper ha saputo occupare la cultura pop per tutto questo tempo, evitando di invecchiare dietro alla maschera (al contrario di altri supereroi come Kiss o Ozzy) e mantenendo la sua rilevanza.
Oggi Alice non fa piu` paura ed e` diventato un’icona, distorta ma familiare: e` il “padrino” di personaggi come Dave Mustaine, al quale ha insegnato a rimanere pulito, gioca tornei di golf in cui i campioni lo definiscono “quasi un professionista”, ispira i Simpson e la Marvel, allena squadre giovanili di baseball e si gode il suo status di membro della Rock and Roll Hall of Fame.
E quando decide di tornare lo fa con un classico. “A scuola da ragazzo correvo la maratona”, ha detto in un’intervista, “forse per questo sono uno dei pochi ancora in piedi”.
Recensione di Michele Primi
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