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Animato da spirito internazionalista, il volume di Kennedy si presenta al lettore in una duplice veste storica e teorica. Se la prima sezione segue le vicende che, dopo i conflitti mondiali, hanno portato, sulla base dell'idealismo wilsoniano e del malriuscito tentativo costituito dalla Società delle Nazioni, alla creazione dell'Onu, la seconda contiene una disamina delle basi statutarie e dei compiti dell'organizzazione. Aiutato in ciò dal rimando alla Carta delle Nazioni Unite, posta in appendice, l'autore conduce il lettore lungo un percorso che non prende in esame solo gli aspetti più discussi, come il ruolo del Consiglio di sicurezza e gli scogli democratici in seno all'Assemblea generale, o le difficoltà nelle azioni di peace-keeping, ma si dilunga nella discussione dei problemi riguardanti le disuguaglianze tra Nord e Sud, l'irrisolto problema dei diritti umani, nonché il ruolo delle ong in tema di emergenza ambientale, questione femminile e sanitaria e ruolo educativo dell'Organizzazione, mettendone in evidenza luci e ombre. Da sostenitore della necessità dell'Onu, Kennedy dedica poi la terza parte a una rassegna delle più significative proposte di modifica del suo statuto, nel tentativo di operare un rilancio che non sia solo fittizio, ma sappia rispondere ai bisogni del nuovo millennio. Rifiutando sia le tesi conservatrici e ultrapessimistiche che ne vorrebbero decretare la fine, sia le proposte utopistiche che invocano cambiamenti strutturali su cui difficilmente si potrebbe giungere a un accordo, l'autore si fa quindi portavoce di una chiara posizione riformista, mossa da quel miscuglio "di scetticismo e idealismo", di cui il mondo mostra di avere bisogno e che, nell'ultimo dopoguerra, ha costituito la fortuna delle pur alterne vicende delle Nazioni Unite.
Francesco Regalzi
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