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Anno edizione: 2011
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Libro molto godibile, una chicca. Arricchito dal senso dell'umorismo dell'autore che non teme di fare affermazioni perentorie praticamente su qualsiasi tema.
La lettura è abbastanza piacevole, ma, a tratti, la sicumera e la presunzione dell'autore mettono a dura prova la pazienza di chi legge. Stereotipi facili e francamente irritanti sul'Italia e gli italiani a profusione, giudizi avventati e inspiegabilmente livorosi, una massiccia dose di insopportabile super-stima di sé mascherata da scetticismo razionalista, passaggi gratuitamente volgari con tanto di turpiloquio a sfondo postribolare: ecco, nelle pagine (poche) dove non c'è questa serie di errori, direi, tattici, si tratta di un libro godibile.
Vero è che nulla di nuovo ci si deve aspettare da questa storia, se non una neutra valutazione delle ipotesi formulate nel corso dei decenni trascorsi dalla scomparsa di Majorana. L'autore si propone qualcosa del genere ma le sue valutazioni colpiscono per la superficialità, l'arroganza e l'incomprensibile serie di sprezzanti giudizi espressi su molti protagonisti dell'epoca. Su Oppenheimer, ad esempio, si afferma "... dopo che le bombe erano state lanciate sul Giappone, si dice che Oppenheimer abbia dichiarato di provare dispiacere per una cosa soltanto: che le bombe non fossero state usate in Germania". Tutto qui. Resta da capire perché Oppenheimer abbia subito nel 1954 un "processo" il cui effetto fu la sospensione della sua security clearance, l'autorizzazione per l'accesso alle informazioni segrete. Ma alla fine il libro non parla di Oppenheimer e dunque non deve preoccuparsi di approfondire. Ma perché allora risolvere con una frase superficiale e fuorviante un percorso morale di profonda inquietudine? I giudizi su Fermi e Segrè sono di una ingenerosità esemplare e di una arroganza stupefacente: le loro ricerche, le loro scoperte, i loro meriti sembrano quasi dovuti alla concorrenza fortunata di errori e idee sbagliate. Perché? Forse perché in questo modo la figura di Majorana possa risaltare su uno sfondo di desolante mediocrità. João Magueijo, come afferma lui stesso nel Prologo, si propone "... di dimostrare che a Ettore Majorana andrebbe conferito il premio Nobel per la Fisica. Il suo contributo alla materia è senza alcun dubbio allo stesso livello di quelli di Einstein e Dirac". Di fatto il contributo di Majorana che, nell'articolo del 1937 "Teoria simmetrica dell'elettrone e del positrone" si era proposto di far cadere la nozione di stato di energia negativa elaborata da Dirac, a tutt'oggi è privo di conferme sperimentali. Non credo che gettare fango con spensierata leggerezza sui suoi contemporanei sia la strada giusta per proporre Majorana per il Nobel.
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