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scheda di Damiani, A., L'Indice 1996, n. 6
Sul finire di un secolo caratterizzato dallo sviluppo dirompente delle neuroscienze, della psicologia cognitiva e dell'intelligenza artificiale viene da chiedersi quale possa essere il contributo della filosofia allo studio della mente umana. Nell'offrire una teoria filosofica delle emozioni, il saggio di Clotilde Calabi ci esorta a concepire questo contributo nei termini di un'analisi della struttura esperienziale dei fenomeni mentali, da condursi sulla scorta di un quadro di riferimento teorico che faccia propri concetti filosofici quali "oggetto intenzionale", "causa" e "ragione". Un'emozione è un fenomeno assai complesso, che penetra la coscienza di un organismo e ne altera l'esperienza: quando Marco prova paura alla vista di un cane, Marco si trova in uno stato esperienziale che gli impone la percezione di una situazione come spiacevole e pericolosa (elemento valutativo). Marco crede di trovarsi di fronte a un cane (elemento cognitivo) e sente che la presenza del cane ha scatenato una serie di perturbazioni corporee quali aumento della frequenza cardiaca, ipertonicità muscolare e tendenza alla fuga (elemento di eccitazione fisiologica). Al contempo, nel percepire la pericolosità del cane con paura anziché con baldanza, Marco diviene consapevole della sua propria vulnerabilità (elemento propriocettivo). Data la complessità fenome-nologica della struttura dell'esperienza emotiva, si capisce in che misura la filosofia possa ancora contribuire all'impresa multidisciplinare in cui consiste lo studio della mente: il compito della filosofia sta nell'analizzare la complessità della struttura esperienziale degli eventi mentali al fine di illustrare il peso che questa assume nella nostra vita. Neuroscienze, psicologia cognitiva e intelligenza artificiale trascurano la dimensione esperienziale dei fenomeni mentali, il modo in cui un individuo vive in prima persona il mondo e le proprie reazioni, e assumono il punto di vista della terza persona, ossia quello che spiega in modo distaccato e oggettivo. E questo non è bene: non prestare attenzione alla struttura esperienziale di un fenomeno mentale significa trascurarne una parte essenziale e rinunciare in linea di principio a una spiegazione completa.
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