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A mio avviso si tratta di un romanzo in perfetto stile dell'autrice, di cui vi consiglio di leggere l'autobiografia prima di giudicare male. Consiglio anche di leggere la trilogia della Mancinelli, Il codice d'amore, e il Principe scalzo. Lo stile è lieve, semplice e adatto alla lettura anche per giovanissimi che vogliano avvicinarsi alla letteratura medievale e a personaggi storici, a cui le opere si ispirano come un delicato affresco. Importante è anche la descrizione del modo di vivere l'amore e i sentimenti dell'epoca. Sinceramente la preferisco a certe lunghissime americanate simil storiche con presunzione di saggistica. Invito i lettori a scoprire chi è Laura Mancinelli!! Alla quale con affetto rivolgo un saluto e un abbraccio pur non conoscendola.
Questo libretto dovrebbe essere la rilettura della leggenda di papa Gregorio Magno secondo cui egli sarebbe nato da un rapporto incestuoso e ne sarebbe stato a sua volta vittima. Ebbene il problema è che non sembra una rilettura, ma piuttosto una stesura in prosa, una parafrasi, quasi una versione di latino tradotta da uno studentello del liceo alle prime armi. Infatti la vicenda di questo Edipo medievale e della sua amartìa ("colpa tragica" in greco, ovvero una colpa commessa inconsapevolmente), oltre che la sua espiazione e il suo cammino di redenzione, sono trattate in modo estremamente sbrigativo, superficiale e troppo, troppo ripetitivo (ad esempio, la vita e gli accadimenti di certi personaggi vengono ossessivamente ribaditi per almeno cinque o sei volte nel giro di una ventina di pagine) e le singole emozioni provate sono solo parole su carta. Come se non bastasse, la scelta di "copia-incollare" filo per segno i contenuti del poema da cui il romanzetto è tratto non ha dato il minimo spessore psicologico a nessuno dei protagonisti, rendendoli più anonimi di un fantasma. Ovviamente, dopo tutto quel che ho detto, non bisogna aspettarsi un affresco storico ben definito date le descrizioni minime ed essenziali, e se non avessi saputo dalla quarta di copertina di leggere un romanzo ambientato nel XII secolo, non ci avrei mai creduto. C'è da dire, tuttavia, che il linguaggio utilizzato è veramente raffinato e ricorda molto quello usato dagli antichi trovatori medievali e quell'aura antica che manca nelle già scarse descrizioni si può quasi sentire come una brezza molto leggera, un profumo poco intenso ma entrambi piacevoli. Per concludere posso dire che, secondo me, l'autrice avrebbe dovuto "metterci del suo" nel libro, interpretarlo e arricchirlo secondo i propri gusti e scelte personali, creando così un vero e proprio mondo ben definito sebbene ormai trascorso. Lo consiglio soltanto a chi cerca un romanzo storico breve senza troppe pretese.
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