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Saggio breve ma denso, più "tecnico" e perciò un po' pesante rispetto ad altri saggi dell' autore, solo per questo le tre stelle, comunque ricco di spunti di riflessione offerti al lettore volenteroso. Sulla validità dell'Unione Europea come molteplicità di lingue tradizioni culture varietà di valori ideali intenzioni la cui fusione degli orizzonti con arricchimento reciproco andrebbe agevolata, uno dei capitoli più interessanti. "Balza alla mente una domanda pressante :quanta sapienza avremmo guadagnato, quanto ne avrebbe beneficiato la nostra coesistenza, se parte dei finanziamenti dell' Unione fosse stata dedicata, per esempio, alla traduzione degli scritti dei suoi abitanti in una 'Biblioteca della Cultura Europea' curata e pubblicata in comune? Personalmente sono convinto che avrebbe potuto costituire il miglior investimento per il futuro dell'Europa e per la buona riuscita della sua missione " (pag. 111). Visione di un'Europa condivisibile e ancora auspicabile, mi auguro. Stimolanti le riflessioni, nella parte finale, sul valore intrinseco dell' arte e sulla cultura artistica che va incoraggiata e sostenuta, " il punto focale dello 'Stato culturale', ossia dello Stato orientato verso la promozione delle arti, deve concentrarsi sul garantire e coadiuvare il continuo incontro tra gli artisti e il loro 'pubblico' (pag. 148). Da leggere, magari da affrontare dopo aver familiarizzato con Bauman in opere più divulgative.
Recensioni
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La funzione della cultura non è di soddisfare bisogni esistenti ma di crearne di nuovi pur mantenendo allo stesso tempo bisogni già radicati o permanentemente insoddisfatti.
Bauman, nell'abituale veste di severo critico della società post-moderna, affronta alcune delle questioni più complesse riguardanti il percorso involutivo - da un punto di vista etico - del concetto di cultura, esplorandone le storture strutturali e le manipolazioni operate dal mercato, nella transizione dalla modernità all'odierna società globalizzata dei consumi.
Il sapere, come qualunque altra manifestazione dell’agire umano, è emanazione dello spirito del tempo e in quanto tale si presta a mutare forma a seconda delle necessità della società, tuttavia secondo Bauman è in atto un’irreversibile corruzione del concetto illuministico di cultura, minato nelle sue fondamenta dalle dinamiche più deleterie dell’odierna società liquida, il cui intento programmatico è il costante scioglimento dei vincoli strutturali alla base dei processi socio-economici, in un proteiforme trionfo dell’instabilità, condizione necessaria per garantire la sopravvivenza della società consumistica globalizzata.
“La cultura di oggi è fatta di offerte, non di norme”, così scrive il sociologo polacco nelle prime pagine del testo, intendendo in tal senso denunciare la mercificazione della cultura e al contempo sottolineare la perdita da parte di essa dell’originaria missione educativa volta al disciplinamento dei gusti dell'individuo.
Privo di direttive e degradato a mero cliente, viene investito da un eccesso di stimoli che lo porta a consumare senza criterio, con l’unico fine di appagare un effimero desiderio di possesso a cui non corrisponde un arricchimento formativo.
In un tale circuito di anomia culturale - alimentato dalle mode e dall’invito dell’establishment ad essere fieri onnivori - il potere seduttivo del prodotto diventa più rilevante del valore e del suo scopo, poiché esso non deve soddisfare alcun bisogno, ma semplicemente esistere come ulteriore alternativa da offrire al mercato.
Il consumatore - privato di una guida morale al momento della scelta - ha accesso a una quantità indiscriminata di prodotti e, non godendo di sufficiente tempo per interpretare i propri reali bisogni, si getta a capofitto nel seguire mode effimere per stare al passo con i ritmi di ricambio dell’offerta.
È ostaggio di un eccesso di libertà che in realtà lo rende perennemente insoddisfatto e lo imprigiona in un meccanismo autoreferenziale di riproduzione infinita del desiderio, il cui appagamento è escluso a priori.
L’uomo post-moderno viene descritto come un cacciatore di stimoli, costantemente deluso e frustrato al momento della cattura della preda, poiché essa non è il fine ma il semplice pretesto nella sua ricerca di un piacere inafferrabile. La cultura non può e non deve limitarsi a essere propellente di un sistema che equipara i suoi prodotti a beni di rapido deperimento in mostra sugli scaffali dei centri commerciali, poiché le sue opere non devono scaturire da un cieco proposito di moltiplicazione schizofrenica dell’offerta e dovrebbero invece aspirare a rappresentare gli eterni bisogni primordiali dell’umanità.
Bauman ci sfida a resistere alla tentazione di costruire la nostra identità sociale in base alla capacità di seguire con successo il flusso indiscriminato di dati da cui veniamo investiti quotidianamente e ci invita a una scelta controcorrente: abbandonare il consumo onnivoro e limitare l’accesso alle manifestazioni culturali per infondere un significato etico alle nostre scelte.
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