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Anno edizione: 2022
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Un grande successo internazionale, una storia senza tempo capace di illuminare quei gesti che danno dignità a una vita intera.
Scorrevole, pieno di buoni sentimenti che suscitano commozione e portano a quel lieto fine che a Natale ci sta bene. Una piacevole via di fuga dalla baraonda delle feste verso un mood più intimista. Se però, credenti o no, vi aspettate quel tratto di profondità legato all’immagine di questa festa, bisogna cercare altrove.
Un piccolo libro che contiene molto. Gli avvenimenti della settimana di Natale e le conseguenti riflessioni portano il nostro protagonista a rivivere, in un certo senso, la sua infanzia e Bill vuole essere per Sarah quello che la signora Wilson era stata per lui e sua madre. Bill Furlong è un uomo buono, che con la sua semplicità combatte i pregiudizi. "perché dovrebbe dispiacermi se sono femmine? - continuò. - Lo era anche mia mamma. E lo stesso vale per lei e per la metà delle creature a questo mondo, mi sembra. " "-Lei non ha problemi a far entrare gli stranieri. -La gente da qualche parte deve pur nascere, - disse Furlong. - Gesù è nato a Betlemme, mi pare."
La neve che cade sulla pianura e sulle colline d’Irlanda, ‘su tutti i vivi ed i morti’, evidentemente stimola riflessioni e ricordi che sfociano in bilanci esistenziali. La lettura delle pagine finali mi ha ricondotto a Joyce, più che a Dickens, pure esplicitamente omaggiato col suo ‘Canto di Natale’. L’intento morale emerge in modo efficace dai tormenti del protagonista, insofferente a uno scorrere di giorni segnato dalla ripetizione e dalla dedizione al lavoro. La piccola comunità finisce per essere una gabbia, col suo carico di convenzioni e regole tacite che garantiscono il quieto vivere. Il mondo è un sistema complesso dove il confine tra un modesto benessere e la povertà è labile e la reputazione è fondamentale, specie per una donna. L’anomalia, l’elemento (persona o evento) che minaccia la stabilità, deve essere rimossa o ignorata, Furlong invece non può e non vuole farlo, anche in virtù dell’educazione ricevuta, dell’esempio concreto di chi ha rischiato la riprovazione sociale per aiutare l’altro in difficoltà, La sua passeggiata notturna sotto la neve è commovente senza indulgere a facili sentimentalismi, vale come segno universale (e genuinamente cristiano), ma anche come ricordo e denuncia di un fatto storico, una pratica di sopraffazione e sfruttamento cresciuta in mezzo alle storture mondane della Chiesa d’Irlanda.
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