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All’interno di una collana di classici dell’Ottocento non poteva mancare una rappresentanza di Stephen Crane, considerato il maggiore esponente del realismo americano. Curato da Livio Crescenzi, Il piccolo reggimento (1896) costituisce un assaggio del lavoro di Crane, e si accompagna a La scialuppa, un’inedita traduzione di The Open Boat (1897), considerato uno dei suoi capolavori insieme a Il segno rosso del coraggio (1895). Per questa edizione Crescenzi sceglie due opere molto diverse tra loro e le utilizza per proporre una interessante panoramica di un autore articolato e capace di destreggiarsi con varie forme di scrittura: da un lato la narrativa di guerra e dall’altro un mélange di descrizione e introspezione, realismo e impressionismo. Con una concisa ma corposa introduzione, Crescenzi fornisce alcuni spunti di lettura ai due testi; senza suonare didattico, suggerisce i percorsi tematici rievocati dalla prosa di Crane, il cui obiettivo è invogliare una lettura coinvolta e coinvolgente di un autore classico, senza cercare di dire cose già dette a riguardo. Il piccolo reggimento narra la vicenda di due fratelli arruolati nello stesso reggimento dell’esercito nordista e impegnati nella battaglia di Fredericksburg, risoltasi con una vittoria sudista. Il racconto ingrossa le fila delle opere sulla guerra civile americana, un argomento caro a Crane, che è capace di raccontarlo con la precisione non solo descrittiva ma anche emotiva di chi lo ha vissuto in prima persona. Diversa invece è l’origine di La scialuppa, resoconto ad alta tensione di una rocambolesca disavventura vissuta in prima persona dall’autore durante un viaggio verso Cuba dove si recava come corrispondente per la guerra di indipendenza cubana. La SS Commodore, la nave su cui viaggiava, fece naufragio a largo della Florida, e Crane fu uno dei pochi sopravvissuti dopo trenta ore trascorse alla deriva a bordo di una scialuppa. Guerra e naufragi. L’accostamento di questi due racconti offre due diverse prospettive sull’angoscia e la paura della morte. Sarebbe superfluo dire che Crane è ancora attuale, purtroppo sono i temi che tratta a essere immortali e imperituri: e allora forse vale la pena di leggere e rileggere questi due testi per tenere a mente che la paura della morte e la voglia di vivere fanno parte dell’uomo, indipendentemente dall’epoca, dalla divisa o dall’etnia.
Recensione di Nicola Paladin.
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