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Non mi è piaciuto molto il modo di scrivere,il suo stile troppo discorsivo.Però l'argomento è interessantissimo,e libri così in Italia servono.Serve anche saper leggere fenomeni come il potere enorme della Chiesa in materie di etica e di donna per quello che sono.L'autrice presenta una realtà allarmante,di cui si parla ancora troppo in Italia.Un libro che chiunque dovrebbe leggere per aprire gli occhi.
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Fine delle ideologie e fine delle battaglie: in un Paese pacificato ha ancora senso parlare di femminismo? In un Paese in cui l'agenda politica viene stabilita dai media, i temi etici possono ancora essere il fulcro del dibattito? Silvia Ballestra, scrittrice e giornalista impegnata, prova a fare il punto della situazione, cercando di capire i motivi per cui, negli ultimi anni, temi delicati come l'aborto, i metodi contraccettivi, l'eugenetica, siano stati tralasciati dai centri di potere per ritornare a infiammare i pulpiti. Opinionisti, religiosi, politici e intellettuali hanno riacceso l'interesse dei media su una tematica che si ammanta di moralismo, ma che inspiegabilmente taglia fuori le donne.
Il "viaggio" della scrittrice, qui nei panni di reporter, inizia l'8 marzo 2008, da una festa della donna trascorsa in maniera anomala, prima alle celebrazioni ufficiali sulla piazza del Quirinale, poi al comizio della lista anti-abortista di Giuliano Ferrara in piazza Farnese. Nel primo caso ha ricevuto un invito ufficiale da parte delle autorità, nel secondo cede alla curiosità di capire il punto di vista maschile sull'argomento. Un punto di vista probabilmente antitetico rispetto al suo e a quello delle donne che negli anni si sono battute per ottenere diritti e dignità, ma anche una voce che oggi prevale sulle altre all'interno del circuito mediatico, e che quindi merita di essere approfondita. Nella sua inchiesta Silvia Ballestra segue un corso di formazione per volontarie del cattolicissimo Movimento per la vita, sfoglia i volantini e gli opuscoli dei Centri di aiuto alla vita e frequenta i loro incontri. Scopre che c'è una politica mischiata al marketing e alle migliori strategie di comunicazione, nella quale si è passati "da un certo terrorismo iconografico (feti ritoccati in photoshop, manine, piedini, album dell'orrore) alle pance rotonde e rassicuranti, dalle donne assassine alle donne da aiutare con l'abbraccio, dalla colpevolizzazione all'aiuto fraterno." Addirittura si spinge ad assistere a una lezione del professore di bioetica Mario Palmaro, della Pontificia Università Regina Apostolorum e, mentre le sembra di ascoltare i discorsi di una piccola avanguardia dell'organizzazione dei Legionari di Cristo, in realtà si rende conto che gli argomenti di questa galassia anti-abortista sono esattamene gli stessi pronunciati da papa Benedetto XVI ogni settimana, con una formidabile copertura mediatica.
Un percorso che la conduce a incontrare non solo coloro che si occupano di definire i labili confini tra la vita e la morte, ma anche quelle persone che si trovano ogni giorno a lavorare a contatto con la sofferenza. I ginecologi della clinica Mangiagalli ("il fabbricone di bambini" di Milano centro), i pediatri ospedalieri, ma anche le donne che ogni giorno seguono i bambini nati con malattie congenite, come Betty, un'infermiera di Padova che un bel giorno scrive a Giuliano Ferrara e Lindo Ferretti per spiegare cos'è materialmente l'eugenetica. Una donna che porta su di sé il peso di una posizione politica ed etica di matrice cattolica, che stravolge l'esistenza di centinaia di famiglie. Una storia, tra le altre, che fa riflettere, in un momento in cui troppe donne preferiscono delegare agli uomini anche i loro pensieri.
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