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La pista di ghiaccio
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La pista di ghiaccio - Roberto Bolaño - copertina
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pista di ghiaccio

Descrizione


Seminando sapientemente indizi preziosi e tracce fuorvianti, Bolaño riesce a creare la rarefatta atmosfera di suspense di un buon thriller e conduce la narrazione di questo «giallo notturno e cubista » con la consueta, ipnotica visionarietà.

«La pista del ghiaccio ha già in sé quella che diventerà la cifra della poetica bolañana: la capacità di presentare al lettore, a romanzo ultimato, più domande che risposte» - Vanni Santoni, La Lettura

«All'improvviso la pattinatrice scoppiò a ridere. Mi piacerebbe vederti pattinare, disse fra spasmi di ilarità. Un'ilarità fredda e repentina come il ghiaccio. Sarebbe molto divertente, cadrei, rispose il ciccione. Era quello che pensavo, le botte le prenderesti tu, e io ti obbligherei a pattinare otto ore al giorno, fino a farti crollare dal sonno sulla pista. Non credo che saresti così crudele, disse il ciccione. Che vestito potresti mettere? Ah, uno azzurro, coi volant, e sì che sarei crudele, tu non mi conosci. Il ciccione annuiva e fingeva di arrabbiarsi e di tanto in tanto si lasciava sfuggire una risata, come spinta a pressione da dentro, molto dentro. Un giorno pattinerò... per te, sussurrò».

Molti anni prima che lo facessero gli sceneggiatori dei grandi serial americani, Roberto Bolaño aveva usato nel suo romanzo d'esordio quella che potremmo chiamare la tecnica delle «confessioni incrociate». In questo perfetto congegno narrativo – dove con una trama decisamente noir, che gira attorno al ritrovamento di un cadavere, si intersecano diverse storie d'amore – tre sono infatti le voci che si alternano: quella di un messicano in esilio, attratto dalla cupa e sfuggente Caridad, che vive da clandestina in un campeggio della Costa Brava e va in giro con un coltello nascosto sotto la maglietta; quella del gestore del campeggio, affascinato dalla bellissima Nuria, campionessa nazionale di pattinaggio; e quella di un funzionario socialista, un ciccione pateticamente innamorato della capricciosa pattinatrice, per la quale, stornando fondi pubblici, fa costruire una pista di ghiaccio dentro una grande villa fatiscente di proprietà del Comune. Seminando sapientemente indizi preziosi e tracce fuorvianti, Bolaño riesce a creare la rarefatta atmosfera di suspense di un buon thriller – anche se sa perfettamente che la legge non finisce sempre per trionfare, che non tutti gli assassini vengono arrestati e non tutti gli innamorati vivranno felici e contenti – e conduce la narrazione di questo «giallo notturno e cubista » con la consueta, ipnotica visionarietà.
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Dettagli

2018
17 gennaio 2019
198 p., Brossura
9788845933431

Valutazioni e recensioni

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france44
Recensioni: 3/5

Un romanzo che non spiega, non chiarisce, non chiude del tutto il cerchio. In una storia in cui i protagonisti sono strambi, stanchi, profondamente tristi, fa da perno centrale la bellezza della pattinatrice Nuria. Un Bolano minore ma che anticipa la forza delle sue opere successive e che narra "della bellezza che dura poco e finisce quasi sempre in modo disastroso".

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Alessandra
Recensioni: 5/5

Anche il primo romanzo di Bolano, come l’ultimo-2666-, è un capolavoro, ma un piccolo capolavoro: la sua prosa unica è già completamente formata nello stile del flusso di coscienza a tratti aspro, a tratti onirico. Molto di autobiografico - come in molte altre sedi- nel guardiano notturno del campeggio Stella Maris, cileno e senza documenti di soggiorno. Come sarà sempre anche in seguito, nei personaggi c’è un perenne senso di precarietà, di solitudine anche nell’amore e di latente disperazione. Il delitto é solo un pretesto: non c’è giallo e non interessa che ci sia, molto più significativo anche qui come in altre opere, il ricorrente racconto parallelo da parte dei tre personaggi. L’accenno al personaggio del Bruciato che ritroviamo in Il terzo Reich, ti fa amare l’intero mondo di Bolano e ti fa sentire ancor più la necessità di leggere ogni sua riga!

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Alessandro56
Recensioni: 5/5

Nei romanzi di Bolano ambientati in Spagna le località di mare sono spettrali e "gotiche" . Nelle ultime pagine de "La pista di ghiaccio" compare di sfuggita anche "il noleggio di pattìni gestito da una specie di gigante sfigurato" che avevamo incontrato nel bellissimo "Il Terzo Reich" quasi a siglarne il carattere notturno e straniante. Carattere che si trasmette alle persone e ai luoghi: come il palazzo Benvingut che si trova al centro del surreale racconto. Un palazzo, disegnato da un architetto modernista catalano seguace di Gaudí, dal "carattere labirintico, caotico, incerto" che ospiterà, rimpiazzando una piscina abbandonata (come il palazzo) la pista di ghiaccio di cui si parla nel titolo, grazie ad un "abuso" perpetrato da un assessore innamorato di una sfuggente e bellissima pattinatrice. Costruito a pannelli alternando il punto di vista dei tre personaggi principali, si articola attorno ad una vicenda "di amore e di coltello" spesso bizzarra ma coinvolgente al di là della trama "poliziesca', come spesso la si ritrova nei libri di Bolano. Quando la stagione estiva nella cittadina di Z volge al termine e il cielo incupisce dei primi temporali, nell'albergo Stella Maris, con annesso campeggio, di proprietà di uno dei tre protagonisti, "resta solo un gruppo di pensionati fuori di testa che ogni sera organizzano una festa come se sentissero l'imminenza della morte". In un mondo che, imperturbabile, continua "il suo corso nel vuoto" i personaggi di Bolano vivono la realtà come sogno e viceversa; tanto che uno dei personaggi ci riferisce che solo grazie ad alcune foto cercate disperatamente in sogno - e solo quando le avesse alla fine trovate - avrebbe "capito il significato, la ragione, il senso vero e nascosto di quanto era successo". Un racconto straniato e preciso come una allucinazione; bellissimo, uno dei più belli del grande scrittore cileno.

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Recensioni

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Voce della critica

A cura di: Il Rifugio dell'Ircocervo



La pista di ghiaccio è l’ultimo romanzo di Bolaño pubblicato in Italia. Inizialmente per Sellerio, adesso per Adelphi.

Ogni volta che leggo un’opera di Roberto Bolaño ho la sensazione che – per capirlo davvero – ci si dovrebbe leggere tutte i romanzi, senza ordine, poi riprenderli tutti e cercare di carpirne i legami, le quantità di richiami e riferimenti reciproci. Come si dovrebbe fare per Cervantes, forse. In ogni caso, Bolaño ha la capacità di scrivere sempre le stesse cose – come tutti gli scrittori – in mille modi differenti, e tutti splendidamente orchestrati (e orchestrali, corali).

La storia si presenta come un giallo: l’omicidio è presente sin da subito, ma non sappiamo chi sia la vittima sino a un buon terzo del romanzo. Una donna, una ex cantante lirica che ora vive come una barbona, viene uccisa in modo brutale. I protagonisti narranti della storia sono tre, ai quali viene riservato il diritto di parola in un turno continuo tra capitoletti: Gaspar Heredia è un poeta messicano approdato in Spagna (probabilmente alter ego di Bolaño il quale, come in ogni suo romanzo, dissemina indizi autobiografici e personaggi che sono sempre a lui riconducibili), vecchio conoscente del secondo protagonista, Remo Moràn, un commerciante che fornisce ad Heredia un lavoro temporaneo. Infine, abbiamo Enric Rosquelles, un grassoccio e cinico politico che si occupa del sociale nella città di Z., luogo centrale e nevralgico entro il quale si snodano gli eventi della trama.

La teoria narrativa di un giallo proporrebbe che, al punto della scoperta dell’omicidio, i tre protagonisti cerchino un colpevole, o addirittura di nascondere loro stessi da eventuali sospetti da parte un possibile investigatore. Nulla di tutto ciò accade, anzi piuttosto è la verità – intesa sia filosoficamente che materialmente – a risultare davvero poco interessante ai fini della trama.

I fatti narrati risultano poco affini all’omicidio – nel senso che nulla di quanto viene detto mira davvero al “dis-velamento” finale del colpevole – e anche la scelta di nominare la città Z. non è assolutamente casuale: è come se Bolaño stesse cercando di far comprendere al lettore che il giallo non è il focus sul quale ancorare la propria concentrazione. Non sono importanti gli indizi, i luoghi frequentati dai protagonisti e dalla vittima. È la Spagna, nazione che adottò Bolaño e nel quale lui si sentiva a casa (tanto da scagliare più di una feroce critica, come farebbe un parente affezionato), e tanto basta da sapere per crearsi uno scenario. Il resto, non è importante.

Ciò che conta, piuttosto, è lo scenario umano che si crea in sottofondo all’omicidio, prima e dopo. Infatti, l’unico luogo fisico importante sembra essere il luogo del delitto: la pista di ghiaccio. Ma essa è importante non tanto per la sua funzione di luogo del delitto, come come luogo segreto costruito in quanto pegno d’amore da Enric per la pattinatrice Nuria.

Sono gli amori malati, che in questo caso sono il motore della storia, il vero fulcro del romanzo: sono questi desideri malati, taciuti e mal interpretati, a generare una serie infinita di silenzi, bugie e azioni avventate. Chi tace, chi nasconde, chi non coglie i segnali. Non è la verità l’importante, seppur nel giallo sembrerebbe doverlo esserlo, ma qui è centrale la questione opposta: se verità, in greco, significa letteralmente “dis-velamento” (?-λ?θεια), invece in questo romanzo Bolaño ragiona proprio su ciò che volontariamente si tiene velato, nascosto, intimo.

Il romanzo è un anticlimax narratologico: dovrebbe seguire delle regole prescelte e molto rigide, e ogni qual volta ci si aspetta dalla trama che essa segua un determinato sviluppo, ecco che Bolaño decide di virare in un’altra direzione (solitamente semi-autobiografica). Nonostante questo, la storia riesce a mantenere la suspance e a confermarsi come un giallo in piena regola, il che è un evento letterario, direi.

Come si legge nel meraviglioso sito “Archivio Bolano” (chiunque nutra una venerazione per questo scrittore, come la sottoscritta, è caldamente incoraggiato a farci un salto): “Bolaño, acuto lettore di Borges, concordava probabilmente con il giudizio del Maestro sul genere poliziesco: è il più artificioso che ci sia, dato che i casi perlopiù vengono risolti solo grazie a una soffiata, e non alle indagini. Eppure, l’atmosfera rarefatta di suspense che sa creare anche in questo romanzo, con pochi cenni magistrali, dosando sapientemente preziosi indizi e piste fuorvianti per il lettore più attento, non ha niente da invidiare a quella dei migliori giallisti; nel frattempo, intesse le sue storie – autobiografiche, come sempre – di latinoamericani smarriti nel mondo”.


Recensione di Clelia Attanasio

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Conosci l'autore

Roberto Bolaño

1953, Santiago

Abbandonato il Cile all’indomani del colpo di stato che portò alla dittatura di Augusto Pinochet, Roberto Bolaño visse dapprima in Messico e poi in Spagna, dove si stabilì definitivamente. Dopo aver pubblicato diverse raccolte di poesie, ottenne la consacrazione presso critica e pubblico come autore di romanzi e racconti nei quali ebbe modo di dispiegare una scrittura e un’inventiva originali, maturate attraverso un lungo confronto con i classici e le avanguardie letterarie, in particolare con il surrealismo e l’opera di Jorge Luis Borges. Nel 1993 pubblicò La pista di ghiaccio, nel quale, affidando il racconto di uno stesso crimine a tre diversi personaggi, dimostrò la predilezione e il talento per la costruzione di strutture narrative...

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