L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (1)
Come a una voce lontana presto ascolto, Ma intorno non c'è nulla, nessuno. In questa nera buona terra Voi deporrete il suo corpo. Né il granito né il salice piangente Faranno ombra al cenere leggero, Solo i venti marini dal golfo Per piangerlo accorreranno...
Anna Achmàtova, cha ha condiviso con Borís Pasternàk la sorte d’essere il solo grande poeta russo prerivoluzionario che abbia continuato a scrivere in epoca sovietica fino ai nostri giorni, non può essere circoscritta (come se venisse relegata nel passato!) alla temporanea fioritura di un movimento poetico quale l’acmeismo… La lirica achmatoviana di questi ultimi decenni, anche se voce solitaria e discorde, anche se sembra andar dietro ai fantasmi del proprio passato o alle angosce della sua personale esistenza, cosí permeata com’è del senso della storia, dell’urto con la storia, è parte integrante della poesia della Russia sovietica e fuori di quel contesto vitale sarebbe impensabile. Dall’introduzione di Carlo Riccio
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Se Anna Achmàtova ha impiegato vent’anni a comporre il suo “Poema senza eroe”, a me risulta pressoché impossibile trovare le parole per parlarne. In questo trittico non c’è un protagonista eroico, ma tutto paradossalmente è protagonista, in particolare la quotidianità e il tempo. Il tempo della Pietroburgo del 1913, l’epoca dei balli in maschera descritta con sublime nostalgia, e quello della Leningrado del 1940, quando la morsa nazista si strinse intorno alla città e alla vita della poetessa. Tutto il poema è sospeso tra il sogno e la realtà, tra i ricordi tragici e il presente che reagisce, intessuto di fili che tengono insieme fatti e persone apparentemente scollegati. Una buona chiave di lettura, per lo meno questa è quella che mi ha fatto apprezzare fino in fondo il Poema, è considerare questi versi come il faro necessario per attraversare la notte, versi che fanno luce su un periodo travagliato e che con la loro bellezza consolano e confortano. Ho scoperto Anna Achmàtova grazie a due amici e la lettura dei suoi versi mi ha fatto venir voglia di scoprire di più su questa grande donna del Novecento, divoratrice di Dante e più volte accostata e contrapposta al mio diletto Majakovskij. Consigliato a chi non teme il rischio!
Le liriche di Anna Achmatova contengono tutta la sofferenza di una madre che si ritrova vittima di una Storia ingiusta. Il dramma individuale della poetessa si unisce a quello del popolo russo e dell'umanità intera. La bellezza eterna dei versi di AA commuove.
Attraversare gli anni politicamente più tragici del secolo accanto alle spinte più artisticamente alte e fulgide che questo abbia regalato, e il tutto senza mai svilire la propria anima, senza far appassire la forza della propria voce, è la grande vittoria che la poesia di questa donna straordinaria ha toccato contro ogni cortina ostile. Non andò mai via dalla sua terra, rifiutò di emigrare e di vivere nell'inevitabilità di un esilio tranquillo, accettò il destino del proprio popolo e ne assunse nel cuore i battiti estremi e le laceranti ingiustizie. Da Gumilev, suo marito (che era stato fucilato nel '21) aveva avuto un figlio che nel '38 sarà arrestato. Comincia qui un supplizio per la poetessa lungo undici anni: le code per visitarlo in carcere dureranno 17 mesi, il resto è nel percorso del ragazzo, attese delle sue lettere, il trasferimento in lontani luoghi artici, e poi la seconda guerra mondiale. Ma nel ventre amaro dei fatti c'è sempre la scrittura, sorella squassata, confidente nuda; i versi di Requiem (tutti incentrati sulla tremenda esperienza di prigionia del figlio), sono un esito di scintillante bellezza nella Storia letteraria del secolo: "Ti hanno portato via all'alba,/ io ti venivo dietro, come a un funerale,/ nella stanza buia i bambini piangevano,/ sull'altarino il cero sgocciolava./ Sulle tue labbra il freddo dell'icona./ Il sudore mortale sulla fronte...Non si scorda!/ Come le mogli degli strelizzi, ululerò/ sotto le torri del Cremlino". Si aprono poi nel libro altre stanze, non meno incandescenti rispetto a quelle grida d'amore, e stendono sulle pagine una grande riflessione sul tempo, sul dolore, sui drammi sociali e le mille proiezioni di questi lungo la gola di chi tenta un canto: "Sono io, la tua vecchia coscienza,/ che ho scoperto la novella bruciata/ e sul margine del davanzale/ in casa del defunto/ l'ho posata e in punta di piedi sono uscita". Qui dimorano gli occhi aperti di questa donna sulle macerie del tempo, coraggiosi e lirici.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore